di Paolo Di Marco

L’ormai ex assessore Giovanni Contino ci ha informato che l’odierna festa della Madonna costa al Comune 150 mila euro. I commenti sono i soliti: sono tanti, sono pochi, potevano essere spesi diversamente e via di seguito. Il punto però non è questo. 150 mila euro o 15 mila euro o 15 euro spesi in questo modo sono sempre e comunque buttati al vento perchè non portano valore aggiunto. La spesa del Comune fatta per finanziare eventi può avere due finalità. La prima, accontentare i residenti senza puntare al richiamo esterno. In questo caso l’ennese è soddisfatto?

Seconda opzione, l’evento serve a creare un indotto turistico e di interesse che proietta fuori dal perimetro urbano la città. Ebbene oggi questa seconda opzione non può dirsi assolutamente soddisfatta, anzi a sentire gli operatori del settore ad Enna eventi capaci di produrre un forte richiamo nei confronti del turismo stanziale ce ne sono pochi. E questo perchè ogni evento viene organizzato come trenta/quaranta anni fa al solo scopo di fare passerella. Nel 2023 sono necessarie menti professionali capaci di sfidare altri territori nel richiamo turistico. Per dirla tutta una confraternita o il collegio dei rettori non dispongono delle capacità professionali per fare fare il salto di qualità all’evento, c’è bisogno di altro. Cataldo Salerno per affermare in Italia il valore dell’università Kore si è affidato ad un comitato di insegnanti del posto o è andato alla ricerca dei più valenti accademici? La risposta è semplice. A questo punto il Comune, amministrazione e consiglieri, deve decidere se continuare a finanziare eventi di quartiere destinati a rimanere ristretti nella soddisfazione locale di un giorno o pensare in grande e quindi investire su un progetto a largo respiro.

Enna conta due appuntamenti di forte richiamo: il 2 luglio con la Madonna della Visitazione e la Settimana santa. Due eventi che vanno programmati per tempo e non nell’ultima settimana, e la programmazione deve essere affidata a professionisti del settore. Fermo restando che l’aspetto religioso deve continuare ad essere gestito dalla Chiesa tutto il resto, il contorno va programmato e indirizzato verso un ben definito segmento di potenziali fruitori. Bisogna offrire processioni con richiami religiosi, folkloristici, culturali, musiche, mostre, fiere; appuntamenti capaci di tenere incollati i turisti in città per almeno per tre o quattro giorni. Solo un tale ritorno giustifica una sostanziosa uscita da parte del Comune. Dello stesso tenore il discorso sul Castello di Lombardia sul quale ogni investimento naviga solo sulle parole, ogni tipo di organizzazione è affidato alla buona volontà di chi ci opera. Non si è passati dai proclami ai fatti, rimangono evidenti solo le erbacce tagliate quando capita con l’incuria generale che la fa da padrone. Per non parlare dell’autodromo di Pergusa una struttura che non sembra appartenere al Comune così tanto grande è la dimenticanza. Palazzo di città deve dire se ci crede oppure no. Se ci crede deve investire, se non ci crede ha l’obbligo di pensare ad altro. Spendere anche solo 100 mila euro l’anno in questo modo, senza interesse, senza programmazione sono soldi buttati e vale per tutto.