di Francesca Maria Germanà
In questi mesi che precedono l’anniversario del centenario della nascita di Italo Calvino, 15 ottobre 2023, mi è capitato di vedere in televisione, di ascoltare alla radio o di leggere sui giornali interviste, riflessioni e resoconti di viaggi dell’autore. Tra gli innumerevoli stimoli che da essi scaturiscono, mi ha colpito in particolare un’intervista in cui Calvino diceva che per scrivere aveva bisogno di essere circondato dai suoi compagni di viaggio: i libri. Soffermandomi su questa asserzione potrei pensare che non appena un qualsiasi evento gli riportasse alla mente un episodio, una storia, una frase incontrati nei momenti di lettura, tenendo fede alle fonti, rimodulasse a suo modo le citazioni famose. Ora, prendendo a modello il suo metodo, due fatti di cronaca mi rimandano a due libri letti negli ultimi anni.
Gli eventi sono il caso Vannacci e lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo. I libri a cui li associo sono rispettivamente La bolla di componenda di Andrea Camilleri e Deumanizzazione di Chiara Volpato. Li riprendo dalla mia libreria e verifico che i miei ricordi non siano fallaci. Nel primo caso Camilleri riferisce di un servizio mandato in onda al telegiornale in cui si elogiava la brillante operazione messa a punto dalla Guardia di Finanza, ossia il sequestro in mare di sigarette di contrabbando. Succedeva che il passaggio reiterato del servizio televisivo anziché danneggiare i contrabbandieri, li favoriva, poiché nell’azione veniva mostrata anche la marca delle sigarette e pertanto ne sortiva un vantaggio superiore ai passaggi a pagamento di Carosello. Nello specifico del caso Vannacci, senza entrare nei particolari, il libro diventato oggetto di discussione nei telegiornali e in diverse trasmissioni televisive, è in testa alle classifiche di vendita.
Nel caso della violenza di gruppo, l’atto di deumanizzazione dichiarato dagli stessi stupratori, eravamo cento cani su una gatta, mi riporta al saggio in cui Chiara Volpato scrive che molto spesso si ricorre a metafore animalesche per giustificare la violenza dell’uomo. L’uomo è solito definire bestiali effetti cruenti come il genocidio, il punto è, afferma la Volpato, che non si conoscono esempi di genocidio tra gli animali. Mi chiedo: in natura, avranno mai cento lupi assaltato una cagna?