di Luana Ninfosi
Credo fermamente che la violenza non abbia colore nè stato sociale e che essa si manifesti in contesti globali a prescindere dai contesti familiari, la posizione lavorativa o i luoghi in cui si cresce. Le radici sono intrinseche negli stereotipi della quotidianità, un problema sociale e culturale che andrebbe discusso a casa e a scuola, sin dalla tenera età, evitando azioni quotidiane disfunzionali che portano in risalto tanti tipi di violenza. Bisogna essere costanti nelle azioni e sensibilizzazione. Non solo una volta all’anno. La violenza non è solo il 25 novembre in onore della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e di genere. Questo è un dato di fatto, che possiamo constatare dall’omicidio di Giulia Tramontano allo stupro di gruppo nella nostra vicina Palermo. In un paese democratico dovremmo investire e lavorare per il presente e per costruire un futuro, nostro e dei nostri figli e figlie, far in modo che, una notizia del genere non ci tocchi mai da vicino quanto da lontano. A tal proposito ho intervistato una psicologa per capire meglio di quello che sta succedendo e come possiamo correggere e/o intervenire in situazioni simili.
La dottoressa Melissa Gagliano è una psicologa iscritta all’interno della sezione A dell’albo professionale dell’Ordine degli Psicologi della regione siciliana. Inoltre, è dottoranda di ricerca e cultore delle materie di psicologia sociale e sociologia presso l’Università Kore di Enna. Ricopre anche il ruolo di assistente all’autonomia e alla comunicazione in favore degli studenti con disabilità sensoriali e psico-fisiche. Da qualche anno è socia ordinaria dell’associazione “Donne in Circolo” di Barrafranca (EN) che si impegna a sostenere le donne vittime di violenza fornendo assistenza psicologica e legale.
Quali sono le cause principali e come si manifesta una violenza?
“Con il termine violenza si intende ogni forma di persecuzione o aggressione messa in atto all’interno di una relazione. La violenza può essere attuata o solo tentata, e può essere fisica, psicologica, morale, economica o sessuale. Questo termine non è sufficiente a spiegare il fenomeno in tutta la sua complessità, poiché in questa definizione vengono incluse azioni lesive che comportano danni sia fisici che psicologici. La violenza può verificarsi sia in coppie con un legame sentimentale che in ex compagni o coppie di fatto, senza dimenticare che può interessare entrambi i sessi ed entrambi gli orientamenti sessuali. La violenza, al fine di essere continuativa e progressiva, deve intraprendere un circolo vizioso chiamato ciclo della violenza. Esso è composto da tre fasi (tensione, maltrattamento e luna di miele) che si ripetono in modo ciclico. I fattori di rischio che possono indurre un individuo a mettere in atto dei comportamenti lesivi possono essere ad esempio, l’aver subito o aver assistito a forme di violenza, l’abuso di alcool e la disparità di genere. Solitamente, le varie forme di violenza si manifestano con l’emergere di determinati comportamenti legati, ad esempio, alle svalutazioni, alle mancanze di rispetto, al controllo eccessivo fino ad arrivare alla violenza vera e propria”. 
Che differenza c’è tra violenza implicita e esplicita?
“La violenza esplicita è quella che si vede al primo sguardo. Rientrano in questa tipologia la violenza fisica e quella sessuale ed includono tutti quei comportamenti che prevedono l’aggredire fisicamente l’altro. La violenza implicita, a volte, è difficile da riconoscere anche per la vittima. Essa non lascia segni tangibili sul corpo ma potrebbe ledere il senso di autostima, di auto efficacia della vittima di violenza. Un’altra forma di violenza implicita è quella economica. In quest’ultimo caso, l’aggressore mette in atto un eccessivo controllo, fornisce risorse limitate di denaro arrivando anche ad impedire al partner di avere un lavoro o un’entrata finanziaria personale con lo scopo di vietare di utilizzare i soldi secondo la propria volontà. Le vittime che subiscono questa forma di violenza fanno fatica a riconoscerla anche perchè vi sono delle realtà in cui viene ritenuto giusto che sia l’uomo a detenere il controllo economico. La vittima sviluppa, quindi, una relazione di dipendenza che la porta a perdere progressivamente fiducia in sè stessa e nelle proprie capacità lavorative e gestionali”.
C’è un linguaggio/atteggiamento che veicola una modalità di violenza? 
“Il linguaggio che utilizziamo veicola significati, giudizi e valori  culturali che spesso possono rafforzare le stereotipizzazioni. Il linguaggio riveste un ruolo fondamentale al fine di trasmettere determinati messaggi e mantenere la vittima in uno stato di continua soggezione e soccombenza. Frasi che celano una violenza verbale sono ad esempio quelle che mirano alla svalutazione ed alla denigrazione della donna. Il maltrattante ripete, fino a farglielo credere, di non valere nulla come donna, madre o lavoratrice e di non avere nessuno che le voglia bene al di fuori di lui. Il maltrattante, grazie all’uso del linguaggio, arriva a mettere in atto anche il cosidetto gaslighting, ovvero una manipolazione profonda in cui ti convincono di non aver fatto ciò che invece hai fatto (o viceversa). Queste manipolazioni possono creare anche momenti dissociativi facendola dubitare delle proprie azioni. E’ un continuo ripeterti che non vali nulla finchè, alla fine, la persona arriva a credere che sia effettivamente così.  Proprio per questo motivo il maltrattamento psicologico può causare ansia, attacchi di panico, depressione e insicurezza”. 
Bullismo, cyber bullismo, violenza digitale su divulgazione dati lesive della dignità/privacy?
“La nostra, viene definita “L’era digitale” e, proprio per questo motivo, la maggior parte delle relazioni vengono mantenute attraverso le piattaforme social. Purtroppo, l’aggressività verbale è il mezzo di comunicazione che veicola la maggior parte dei discorsi che vengono fatti in rete. Molti dei commenti che si leggono all’interno di Facebook o Instagram contengono affermazioni dotate di grande cattiveria. Molto spesso vengono messi in atto, all’interno dei social network, scontri per determinare chi è il più forte (al di là della veridicità o meno della tesi che si sta esprimendo). Non è da escludere che la violenza verbale preannunci una violenza fisica. Questo è il caso del cyberbullismo che diventa bullismo nella “realtà offline”, ma è anche il caso del sexting (scambio di messaggi, foto o video a sfondo sessuale anche senza il consenso della vittima) che potrebbe sfociare in una vera e propria violenza sessuale. Vi è, infatti, l’intenzione da parte dell’agente di voler soddisfare un proprio piacere violando però la libertà di autodeterminazione sessuale che si verifica indipendentemente dal vero e proprio contatto fisico. L’invio di messaggi a contenuto sessuale può sfociare in violenza ogniqualvolta l’autore costringa la vittima a mettere in atto determinati comportamenti”.