di Paolo Di Marco

Ottobre doveva essere il mese giusto per dare fiato alle trombe e festeggiare la conclusione dei lavori nello svincolo autostradale A19 sul viadotto Euno. E invece lo schiavo ribelle è rimasto incatenato così come il libero accesso all’autostrada. La scadenza di ottobre 2023 era stata comunicata dai dirigenti dell’Anas nell’aprile scorso in un tavolo tecnico tenutosi in prefettura. Dopo la conclusione dei lavori si sarebbe dovuto procedere all’abbattimento del cavalcavia. Almeno così raccontarono le cronache della riunione. Insomma niente trombe, tamburi e clarinetti per una riapertura annunciata. Nell’aria solo il caustico e assordante silenzio dei tromboni mentre una comunità intera allunga la lista delle opere incompiute. E ci sarebbe da ridere se non da piangere a pensare che si tratta di un lavoro di risanamento strutturale di circa un chilometro per il quale non sono bastati neppure due anni.

Probabilmente a costruire uno svincolo di sana pianta ci sarebbe voluto molto meno; questo è certo in mille posti ma non in Sicilia terra di cantieri infiniti. Le opere presero il via nell’ottobre del 2021, con un primo impegno di realizzare il tutto entro l’estate dello scorso anno. Scadenza poi allungata ad ottobre 2023. A velocizzare i lavori neppure le arrabbiature degli amministratori locali, le sollecitazioni dei politici regionali e nazionali e meno che mai la reprimenda dell’allora assessore alle Infrastrutture del governo Musumeci, Marco Falcone.

L’Anas ha continuato a gestire il lavoro con una lentezza indicibile quando nel mondo vengono realizzate strutture ospedaliere in dieci giorni, ponti di chilometri e chilometri in pochi anni, rifacimenti di strade in qualche mese, in Sicilia e in particolare ad Enna per rifare uno svincolo autostradale di neppure un chilometro non bastano due anni. Oltre 700 giorni di quasi isolamento per un capoluogo che cerca vie di comunicazioni come l’ossigeno, che conta due atenei con oltre 10 mila iscritti senza contare professori, assistenti e ricercatori costretti ad utilizzare ogni strada nel tentativo di arrivare ad Enna. Piangono le poche imprese che temerariamente continuano ad operare sempre più isolate e ancora di più quelle che con testardagine si scommettono nel mondo del turismo, esse sono pure ammanettate. Una lungaggine abissale che non aiuta la voglia di visitare i territori ennesi che paradossalmente rimane alta malgrado la difficoltà di accedere e di uscire dal capoluogo. Difficoltà che pesa per la maggiore sul commercio e sulle imprese quanto un dazio continuo.

Per chiudere una sola domanda: quando finiranno i lavori nello svincolo?

La speranza è posta negli organi istituzionali prefetto, sindaci, deputati, che si facciano interpreti di questo immane disagio e ricordino all’Anas che il tempo è scaduto. E abbondantemente anche.