di Maria Rosa Emma

L’autore, un giovane giornalista gelese, da quando è nato ogni giorno vede il mare, per lui è parte integrante della sua vita  nel testo dice: “Non so neanche spiegarlo a chi al mare non c’è nato”. Come si evince già dal titolo, il protagonista dell’opera è il mare.

Questo bellissimo libro è composto da sette racconti indipendenti tra loro. “Quel trionfo di colore che ti entra di colpo ti rende felice, in pace con il mondo e con te stesso nella soavità dei sensi”. “Mai sofferenza fu più goduriosa”. Quanta enfasi per descrivere la raviola di ricotta, le sue parole la rendono non solo appetibile ma addirittura sensuale”.

“Sfogliare il giornale, sentire il contatto con il lavoro di centinaia di persone che fino a notte fonda hanno sgobbato per scrivere, verificare, impaginare”. L’autore, e si vede, è un giornalista di carta stampata.

Descrive la sua domenica rilassante. “L’Italia è stata e sarà sempre unita nel cuore”, descrive l’abbraccio dantesco di Virgilio e Sordello poiché compatrioti mantovani. “Il mare sei tu, nella tua serenità, nel tuo tormento, il mare sei tu nella violenza di un pensiero che ti scuote, nella realtà di una paura  che ti opprime, nella bellezza che ti rassicura, nel profondo, il mare sei tu”.

“… e mi diiressi verso l’inizio del dirupo. Guardai il mare”. L’autore sembra voler dire che nel bene o nel male c’è sempre il mare.

“Orchestra di lacrime che andavano giù senza chiedere permesso”. “I vicoli ciechi finiscono con il muro il mio invece finisce con un bivio”. Descrive un amore complicato.

“Il virus è qui, uccide, travolge, determina cambiamenti improvvisi e irremovibile. Un bacio, un abbraccio e una stretta di mano, anche solo un sorriso ma  dal vivo, la normalità”. “È entrato dentro, si nutre delle nostre paure, delle nostre ansie”. “La paura è furba sa dove colpirti e come farlo, ma se la guardi negli occhi se le mostri ciò che di  grande hai dentro la freghi”.

Queste frasi sul Covid fanno tornare indietro nel tempo e rievocano le nostre paure.

“Era dolce la tua voce, una dolcezza non banale perché arrivava dal cuore, tutto in lei era verità e purezza semplicità e amore”. “Nel passato ci sono le storie che ci hanno resi ciò che siamo oggi”. “Era bianca la tua mano e soffice, morbida come la neve”. “Sorrideva tanto ma rideva poco” . “Una mattina la portai a Mare”.

L’autore parla dell’amore incommensurabile che prova per la sua nonna defunta, mi ha fatto pensare a Sant’Agostino: “La misura dell’amore è amare senza misura”.

“So che lei è accanto a me e in quel momento la sento, non ho bisogno di vederla”. Parla della nonna con una dolcezza e una  profondità disarmante, questo capitolo va letto  con l’ausilio di un fazzoletto soprattutto quando lui guida e sente la presenza della sua nonna defunta nel lato passeggero e accarezza “la mano bianca” mi fa pensare a Ugo Foscolo con la sua corrispondenza degli amorosi sensi poiché è in grado di garantire all’uomo l’immortalità con questa “illusione Celeste”, l’istinto riesce a vivere nei superstiti tramite i ricordi.

“C’è sempre il mare”. “Il mare non muore mai”. Questo libro è scritto con il cuore, il cuore pulsante di un trentenne colto e sensibile, un testo ben scritto, un linguaggio fluido,  scorrevole, mai prolisso, l’autore non ha bisogno di aggiungere fronzoli alla scrittura lineare, colta, forbita e nel contempo semplice, ho  conosciuto l’autore e l’ho rivisto in ogni pagina, ricordo la sua commozione durante la presentazione del suo libro, mentre parlava della nonna dovette abbassare lo sguardo per il  magone, questo è il suo primo libro, data la sua giovane età gli auguro di scriverne almeno altri cinquanta, personalmente non vedo l’ora di leggere la sua prossima opera.

Bravo Mimmo il tuo libro ha fatto breccia nel mio cuore.