di Giuseppina Tesauro

Al teatro Marcello Perracchio di Ragusa, da ieri, giovedì 7 dicembre, fino a domenica 10 dicembre, la Compagnia Godot mette in scena “Il Malato immaginario” di Molière. Nelle precedenti stagioni, la compagnia Godot si era già cimentata nei lavori del commediografo francese, portando sul palco: “L’ avaro” e “Il borghese gentiluomo”.

In questa rappresentazione de Il Malato immaginario, sotto la direzione artistica di Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna, il pubblico potrà assistere ad uno spettacolo rispettoso di quello che è il vero spirito della commedia dell’arte, nel suo stile originale. Misurati gli interventi stilistici nelle scelte del regista Vittorio Bonaccorso, che si è concentrato sull’esaltazione della commedia nella sua autenticità.  La storia è quella di Argante, un ipocondriaco che viene costantemente burlato da medici e parenti. I personaggi riflettono le caratteristiche del proprio ruolo, seguendo le regole delle commedie classiche in cui gli amori sono ardenti ma contrastati, le mogli più giovani dei mariti sono interessate solo alle ricchezze, i domestici sono i più fedeli confidenti dei padroni, pronti a tirarli fuori dai guai. Accanto a loro si collocano i soggetti buffi e negativi, in questa commedia in cui la satira si incentra sulle scarse conoscenze della medicina di quel tempo e sull’ampollosa presunzione accademica, vengono raffigurati dai medici, dal farmacista e dal notaio. Dunque, Argante, il malato immaginario, ostacola il matrimonio della figlia Angelica con Cleante, in favore di un marito a lui più congeniale: il dottore Tommaso Diaforetico. Poco importa se il promesso sposo non è gradito alla futura sposa e non brilli di intelligenza, avvenenza e preparazione, ciò che conta è avere un dottore “di discendenza medica” in casa, pronto all’occorrenza. Come in ogni commedia arriverà alla fine il deus ex machina a dare la svolta alla storia, e chi può essere se non la faccendiera di casa? La domestica Tonina insieme a Beraldo (fratello di Argante) ordisce un piano per smascherare Belinda, la seconda moglie del malato, e anche la falsa medicina del dottor Purgone di cui è schiavo, garantendo il lieto fine.

Una grande prova per la Compagnia Godot. Federica Bisegna nei panni di Tonina e Vittorio Bonaccorso in quelli di Argante ha dominato il palcoscenico con i loro dialoghi scoppiettanti e esilaranti, nei quali è risaltata l’ironica verve di una serva impertinente e la vana ricerca di cure e di affetto del “povero malato”, che finisce sempre per avere la peggio. Ottima la presenza scenica e la recitazione dei giovani attori. Convince la bravura dei duetti amorosi di un geloso  Cleante e una intraprendente ed esuberante Angelica; mentre il padre e figlio. dottori Diaforetico, mantengono alta l’attenzione del pubblico durante tutta la permanenza in scena, facendo assaporare la parte buffa tipica delle commedie di Molière. Un esilarante e pomposo Notaio si contrappone alla non troppo disinteressata e bella Belinda. Anche la discola Luigina, al suo debutto in palcoscenico, riesce a strappare al pubblico più di una risata. La commedia si svolge accostando, così come da copione, alle parti recitate anche dei canti ben eseguiti. Scenografia e costumi, curati nel dettaglio, hanno rispecchiano fedelmente l’ambientazione originaria e contribuito a creare la giusta atmosfera sul palcoscenico.