di Giuseppe Sammartino

Il leonfortese Francesco Campione, già insegnante di psicologia clinica all’Università di Bologna e tanatologo che ha raggiunto i vertici mondiali sulla conoscenza dei meccanismi della morte e sulle cure da prestare ai parenti del defunto, nell’ultimo suo libro “Lu cuntu di li ditti”, scritto nella lingua materna con relativa versione in italiano, racconta in modo originale antichi proverbi siciliani appresi da bambino, tratti dalla tradizionale sapienza popolare, a tutt’oggi “insegnamenti, che, detti ad altri, suscitano domande senza fine, verità che nascondono altre verità, e da vecchi avvicinano al principio e alla fine di tutte le cose”.

Tra i tanti proverbi richiamati alla memoria, quale perenne insegnamento, può essere utile ricordare:
Tutti i cunsigghi pigghia e i to nun li lassari”: devi sapere qual è il tuo e se non lo sai, non fare niente.
Mettiti ccu li miegghi di tia e appizzici li spisi”: devi sapere che non siamo tutti uguali.
Lu rispiettu è misuratu cu nni porta nn’avi purtatu”: devi sapere che il rispetto per la vita è “misurato” dalla sofferenza che posta con sé.
A quartara rutta dura cchiù da sana”: devi sapere che la brocca crepata può servire quando quella sana si rompe in mille pezzi.
A tuttu cc’è rrimeddiu, tranni a la morti”: devi sapere che non si può illudere l’uomo che sta morendo.
Calati juncu ca passa la china”: devi sapere che di fronte ad una forza maggiore si deve abbassare l’orgoglio e obbedire alla necessità.
Cu mangia fa muddichi”: devi sapere che “chi mangia fa briciole e qualche volta si mangia anche le briciole”.
Con questo libro ben scritto, che si legge tutto d’un fiato e incanta alla maniera dei racconti e delle favole d’una volta, Francesco Campione da l’ennesima prova della sua eccellente formazione culturale.