di Maria Rosa Emma
ENNA – Il libro è tratto da una storia vera accaduta negli anni trenta, a cui accenna Leonardo Sciascia nel romanzo: “La scomparsa di Majorana” riferendosi ad una vicenda in cui venne coinvolta la famiglia Majorana. Da questo testo si evince l’intraprendenza, la bravura, la fantasia della scrittrice che da poche righe di un romanzo porta alla luce una grande storia, prima documentandosi in merito e poi quando finisce la realtà, da brava narratrice, mette le ali alla fantasia, da un piccolo trafiletto ha realizzato un grande romanzo.
Il testo inizia subito con l’incipit in medias res immettendo il lettore nel bel mezzo dei fatti per poi recuperare gli eventi accaduti precedentemente, necessari per comprendere meglio la storia.
“Era stanca donna Rachele quel pomeriggio…”
La trama tratta un clamoroso errore giudiziario che vede coinvolto ingiustamente un avvocato, ex deputato socialista, e la moglie accusati come mandanti dell’uccisione del nipote, arso vivo in culla. Tra le righe la scrittrice narra di una Sicilia fascista, che compie gesti scellerati, senza cognizione di causa, di un processo ingiusto, una sentenza sbagliata dettata da pregiudizi politici che porta in carcere persone perbene e innocenti.
La protagonista è Serafina, una ragazzina che ha carenze culturali e affettive, segretamente innamorata del cognato, in un momento di rabbia appicca il fuoco alla culla del bambino a cui fa da bambinaia. Nonostante la tempestiva confessione della ragazza, non viene creduta, ci saranno tanti colpi di scena, quasi grotteschi.
Questo romanzo fa riflettere parecchio, per certi versi forse lascia l’amaro in bocca, perché ci si chiede: “Oggi ci sono colpevoli a piede libero? E innocenti in carcere?  È più grave la prima condizione o la seconda? Io penso di conoscere la risposta ma essendo soggettiva preferisco non proferirla”.
Leggetelo! Ne vale la pena.