di Giuseppina Tesauro *

ENNA – Anna Vasquez dopo il successo di Quei Passi torna con Malacriata, un’avvincente storia che si svolge nel cuore della Sicilia del 1935, in un contesto dove il fascismo domina la scena politica.  La trama si snoda intorno alla famiglia Saponara. Donna Rachele dopo due figlie femmine, corona il sogno del marito, don Totò, mettendo al mondo il tanto desiderato figlio maschio, destinato a ereditare la fiorente attività commerciale.  Ma la gioia della nascita viene stravolta da un terribile delitto: l’infanticidio. La casa dei Saponara si trasforma in un luogo di dolore e tragedia. Le mura tranquille e sonnolenti diventano improvvisamente la scena di un crimine.  Sul luogo del delitto cominciano le prime analisi investigative e ciò che viene notato è l’assenza della persona che era addetta alle cure del bambino, la giovanissima Serafina: la Malacriata. Più volte bersaglio di rimproveri dell’anziana governante Filomena: “lei l’aveva detto che quella ragazza era inutile, … era sempre musona quella ragazza, invece di giocare col bambino la trovava spesso torva seduta in un angolo che lo guardava”. Ma sarebbe tutto troppo semplice se ci si fermasse alle apparenze. Comincia così una storia semplice che semplice non è, parafrasando Sciascia. Il caso, infatti, si complica aprendosi verso scenari politici e intrighi familiari in cui vengono coinvolti il Procuratore del Re dott. Fedeli, che vede nel possibile clamore di questo caso, il concretizzarsi della sua ambizione professionale; gli zii del bambino Elena Saponara e il marito Enrico Mistretta avvocato e deputato Socialista inviso al regime. La storia si farà più intricata e la trama più fitta, quando entreranno in scena anche i familiari della Malcriata e non verranno esclusi i coinvolgimenti di certe losche figure del luogo. Il lettore verrà condotto verso la fine, attraverso le vicissitudini dei personaggi che, complici le lungaggini giudiziarie, trascorreranno ben cinque anni della loro vita affrontando i patimenti delle carceri e delle aule dei Tribunali. Si arriverà ad un finale nell’ attesa di chi spera ancora di vedere condannati i fautori di un reato, di chi si professa innocente fino alla fine e di chi consapevolmente continuerà ad arrecare il male. Ma ci sarà davvero una Giustizia?

CRITICA: Il male un sentimento difficile da affrontare

Anna Vasquez intitola il suo libro Malacriata, usando un termine del vernacolo siciliano. Ma chi è la Malacriata? Diremmo oggi, nel periodo del politically correct, che è una povera ragazza sfortunata traviata dagli eventi e che ha dunque sviluppato un carattere rancoroso per poter sopravvivere. Ma non nella Sicilia del romanzo della Vasquez. La Malacriata è colei che presto tutti identificano come depositaria di cattivi sentimenti ed è ella stessa a riconoscersi in questa definizione: “sono io che sono ‘ndiavolata”. Serafina, la malacriata, è capace di compiere azioni malvage e di arrecare gratuitamente danno. L’ autrice ci propone un caso su cui discutere e su cui riflettere e come se non bastasse, anche il più esecrabile dei delitti: l’infanticidio.

L’affrontare argomenti difficili e sentimenti scomodi è una sfida in cui non molti scrittori si cimentano, ma è pur vero che  se gli autori ci avessero parlato solo di sentimenti  positivi, oggi non esisterebbero dei grandi capolavori.  Il male come argomento va saputo dosare, e la Vasquez riesce a farlo. L’ autrice ha reso i suoi personaggi complessi, tridimensionali, con sfaccettature positive e negative, cosicché il lettore possa comprendere le motivazioni delle loro azioni, anche quando agiranno in modo moralmente meschino. La Vasquez, sull’ esempio di autori come Alberto Moravia, porta ad esplorare le emozioni attraverso diverse prospettive. Presentare il punto di vista di più soggetti offre la visione completa delle dinamiche emotive e fa emergere l’intreccio di situazioni dolorose. Il tessuto è ricco, infatti, di elementi che, delineati abilmente, rispecchiano i vissuti quotidiani nelle loro storie personali di cieca ambizione e mancanza di scrupoli, come il procuratore Fedeli che cerca di sfruttare il clamore del caso per realizzare le sue ambizioni professionali; don Totò Saponara e sua moglie Rachele chiusi nelle vecchie logiche e fautori delle gelosie interne alla famiglia; i fedeli servitori Filomena e Tano che soffrono del lutto e se ne fanno carico. Ma c’è una figura che per eccellenza si eleva su tutti: Elena Saponara Mistretta, la vera vittima. Sarà Elena, l’innocente, che verrà sacrificata all’altare dell’ambizione, del denaro, dei più biechi affari. L’autrice riesce a trasmetterci l’analisi di un delitto consumatosi in un’epoca lontana dalla nostra, ci offre uno spaccato della Giustizia italiana di quegli anni, delle sue lungaggini, dei suoi garbugli, una giustizia   che in fondo spera sempre. Non a caso è un Presidente soprannominato dormiente, che tiene ancora viva la fiamma: Non gli andava giù come era diventata la magistratura in quegli anni, asservita e bigotta, pochi erano rimasti a ricercare verità e giustizia, d’altra parte quale giustizia senza libertà?  In Malacriata, ancora una volta, la Vasquez scrittrice lascia spazio alla giurista, così come Ernst Hemingway consigliava: “write what you know“, scrivi ciò che sai. Per rendere una storia credibile bisogna conoscere bene ciò di cui si scrive, e questo è proprio il caso di Anna Vazquez . La trascinante narrazione dell’autrice trasmette il giusto pathos al lettore in un sapiente intrigo, dove fino all’ultima riga tutto può ancora accadere, perché a decidere della Sorte non saranno solo i Giudici ma anche una Malacriata.

 

ANALISI: Un giallo dai connotati intimisti

L’ autrice cattura l’attenzione del lettore sin dalle prime battute. Un incipit efficace, grazie anche  all’uso dei tempi verbali. L’ imperfetto, il tempo delle sensazioni vissute e trasmesse, intercalato dal passato remoto, il tempo della cruda realtà, permettono al lettore di entrare presto nel  vivo della diegesi.  La voce narrante, ci comunica che i fatti accaduti sono inderogabili, sono compiuti. Tutto ormai è storia. Padrona della tecnica dello show, attraverso il Linguaggio non verbale, la Vasquez usa i cinque sensi e le sensazioni che ne derivano per rendere reale il  pomeriggio torrido di un Agosto siciliano e tutto ciò che ne conseguirà. La scelta stilistica di un narratore eterodiegetico con onniscienza drammatica, fa sì che sia il lettore stesso a dedurre i fatti narrati, i pensieri e i  sentimenti dei personaggi della storia.

L’autrice esplora la complessità morale dei soggetti e delle situazioni. Lavora sulle sfumature di grigio, di alcune di esse, perchè proprio come nell’animo umano non è possibile applicare la netta divisione tra bene e male. Il personaggio chiave è la sedicenne Serafina, la Malacriata. Un personaggio psicologicamente complesso, dotato di anaffettività e lucida crudeltà. In lei si concentrano i cattivi sentimenti, l’invidia, le gelosie, l’ira e i biechi propositi di vendetta.  Questa non è una storia che segue il comune schema  della “fabula, che prevede  il protagonista eroe o comunque portatore ed ispiratore di buoni sentimenti. Qui  l’autrice sovverte gli schemi e,  sulla linea di  Dostoevskij, ci propone l’antieroina al centro della trama del suo narrato, mentre  l’alter ego o antagonista sarà  la donna pura, angelica che darà quel tocco di respiro positivo al romanzo: Elena Saponara.  

La Malacriata può dirsi appartenere al genere legal thriller, ma non inteso nello specifico della accezione americana, piuttosto molto più vicino al giallo italiano di Carofiglio, dove alle investigazioni scientifiche vengono mescolati i modi di intendere la vita della nostra tradizione. Una diegesi ricca di spunti di analisi in cui il lettore rintraccerà linee comuni con la quotidianità.

Perché leggere Malacriata

Una trama interessante per chi ama i thriller di casa nostra o gialli all’italiana. Un libro per gli appassionati di storie ambientate nel passato e con riferimento a particolari epoche storiche.  Un bel romanzo per tutti coloro che amano la buona lettura e la suspence.

AUTRICE

Anna Vasquez catanese di nascita, ennese di adozione, in passato ha insegnato materie giuridiche ed economiche. Oggi esercita la professione di avvocato e ricopre il ruolo di Giudice Tributario presso la Corte di Giustizia Tributaria di Enna. Impegnata in attività politiche e sociali per i diritti delle donne. Ha collaborato per circa otto anni con il giornale “La Sicilia” ed altre riviste. Le sue opere hanno vinto numerosi premi in concorsi letterari di prestigio. Fra i suoi lavori più famosi ricordiamo: Fiori nel deserto (2004) Premio Speciale della Giuria XIV Edizione del “Premio Internazionale di Poesia e Letteratura Nuove Lettere” indetto dall’Istituto Italiano di Cultura di Napoli.  La Quarta finestra ed. Carthago (2014) Premio letterario “Urbe Parthenicum” 2015.  Monaca di casa, 2015 Premio letterario “Cerere Henna”. Quei Passi (2020) Premio romanzi inediti Clara Sereni I edizione.

Anna Vasquez Malacriata, ed. Bertoni, 2023, pag.150 Premio Letteratura per la Giustizia, II edizione.

 

* Giornalista e Sociologa