BARRAFRANCA – Al via un progetto sul “riutilizzo sociale” dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Lo propone l’associazione culturale Officina, che edita la testata giornalistica www.ennaora.it e di cui è rappresentante il direttore di Enna Ora Josè Trovato. A presentare la documentazione, su procura del presidente, è stato proprio Trovato, che martedì mattina alle 9 è stato al Comune e ha fatto protocollare la sua istanza. Enna Ora intende gestire lo studio di via Pasubio che è stato confiscato al defunto boss mafioso di Barrafranca Raffaele Bevilacqua, dove riceveva i clienti in veste di avvocato penalista.

In una diretta Facebook dalla piazza del Municipio, realizzata in collaborazione con Radio Luce – e trasmessa anche dalle due pagine Facebook della nostra testata (EnnaOra e Il Giornale di EnnaOra) – il giornalista leonfortese, residente a Gagliano Castelferrato, ha illustrato il senso dell’iniziativa. Il riutilizzo sociale riguarda “la sensibilizzazione e la promozione di attività contro la mafia e di impegno civile”. Sarà lo stesso Trovato a farsene carico, un impegno pesante e ambizioso che tuttavia, ha sottolineato, non lo spaventa. L’auspicio è anche avere presenti in studio appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati, ma anche colleghi giornalisti ed esponenti della società civile a tutti i livelli.

In quella sede, in quello che fu lo studio dell’avvocato-boss, sarà possibile leggere ampi passaggi di libri di mafia, organizzare riunioni, conferenze, raccontare la storia di Barrafranca e il ruolo, nefasto, delle organizzazioni criminali come freno allo sviluppo di questa Terra. Quell’immobile diventerà insomma un luogo simbolo aperto alle scolaresche, anche se, date le dimensioni, non sarà possibile “ospitare folle oceaniche”, per dirla con le parole usate dal direttore.

Nel corso del suo intervento sul social, Josè Trovato ha ammesso che tante persone a lui care gli hanno sconsigliato di “fare questa cosa”, così ha detto, per i timori sulla sua incolumità personale, lui che è stato più volte sottoposto a misure di vigilanza disposte dal Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza per le minacce di vario genere provenienti da ambienti mafiosi. Eppure, pur sottolineando di avere il massimo rispetto per i consigli dei suoi cari – e quasi scusandosi pubblicamente con loro – ha deciso di fare di testa sua.

Una spinta, insomma, quasi un rigurgito, che mira a coinvolgere in modo collettivo la città di Barrafranca e a non stare in silenzio, non avere paura. Questo gesto mira a essere soprattutto un segnale forte, un esempio di contrasto al crimine che non deve fermarsi. Josè è un cronista che parla di mafia da circa 20 anni, ha scritto vari libri e si è occupato e continuerà ad occuparsi di mafia nella sua attività di giornalista, con determinazione e coraggio.

“Il mio obiettivo – afferma adesso Josè Trovato – è accendere i riflettori su Barrafranca, perchè sono convinto di dover fare proprio qui, in loco, guardando negli occhi i cittadini barresi, ciò che faccio da anni nel resto della provincia. Raccontare con nomi, cognomi e soprannomi le gesta dei boss e dei tanti soggetti a loro disposizione. Promuovere inchieste, fare denunce pubbliche. Tutto questo allo scopo, che a mio avviso è il più importante in assoluto, di smitizzare questi soggetti e tutto ciò che rappresentano. Solo a quel punto le vittime che ancora oggi, nel 2024, non lo hanno fatto, capiranno di potersi ribellare. Capiranno quanto sia importante denunciare e non abbassare la testa. Perchè chi ha paura, disse Giovanni Falcone, muore ogni giorno”.

Ora la parola passa al Comune di Barrafranca e all’amministrazione presieduta dal sindaco Giuseppe Lo Monaco, che dovranno esaminare la documentazione e comprendere la fattibilità del progetto, oltre a esprimersi sugli obiettivi di riutilizzo sociale. “Mi rimetto totalmente – sottolinea il presentatore del progetto – a quello che deciderà il Comune. Se dovessero dirci che non si può fare, ne prenderemmo atto con la più totale serenità. In tal caso ci occuperemo di altro”.

“Infine voglio sottolineare un aspetto. Non immagino questo impegno a Barrafranca, ammesso che si faccia, come una presenza a tempo indeterminato. Non è possibile oggi ipotizzare una data di scadenza, ma il mio obiettivo sarebbe poi, una volta che quello studio sarà definitivamente un luogo simbolo, passare la mano a persone di Barrafranca, che si impegnino in prima persona per il loro territorio. Se trovassi qualcuno disposto a farlo cederei il passo anche subito: non ci guadagno nulla e non ho manie di protagonismo. Lo faccio solo ed esclusivamente perchè qualcuno deve pur farlo. Aggiungo, in conclusione, una cosa importante: ho cercato personalmente dei partner per darci una mano nel progetto. Mi sono rivolto a organizzazioni presenti sul territorio, anche se non è corretto farne i nomi, e mi dispiace dover dire che non ho trovato le risposte che mi aspettavo. Spero che cambino idea e che comincino a pensare seriamente di mettersi a lavorare assieme a noi”.

E.O.