ENNA – Cosa hanno ottenuto finora gli agricoltori ad un mese dalla protesta che li vede presidiare i territori non solo a livello nazionale ma anche europeo? Perchè ancora la loro lotta non si placa e va avanti ad oltranza con tutte le ricadute economiche e sociali che questa rivolta porta con se?. A questi quesiti vogliamo rispondere cercando di analizzare la problematica agricola legata al nostro territorio attraverso il punto di vista dell’agronomo Andrea Scoto, ex funzionario del Libero Consorzio Comunale di Enna e che per anni si è occupato di agricoltura.

A distanza di un mese dalla protesta cosa chiedono ancora gli agricoltori per la soluzione della crisi?

“La lotta non si placa perchè i nostri agricoltori hanno bisogno di interventi concreti e immediati che non sono ancora arrivati per scongiurare la chiusura delle loro aziende. Chiedono ancora e con forza di poter stare sul mercato e di continuare a svolgere la loro importante funzione economica, sociale e ambientale. Gli interventi  devono mirare a dare dignità e valore economico ai loro prodotti in modo da potere fronteggiare i costi di produzione e gestire l’azienda al passo con i tempi, tenuto conto dei cambiamenti climatici e della concorrenza sleale”

Perchè è ancora lontana la soluzione della crisi?

“Per tanti fattori. Primo fra tutti perchè ad oggi non è stato avviato un programma strategico che tenga conto delle reali difficoltà del comparto e delle concrete   esigenze ampiamente denunciate. Alla luce dei fatti ritengo necessario per la complessità della problematica un maggior impegno ai vari livelli istituzionali per accelerare una necessaria riforma delle politiche agricole per soddisfare le aspettative degli agricoltori”.

Qual’è l’impatto della crisi per il nostro territorio, prevalentemente a vocazione agricola? 

“E’ un impatto estremamente negativo per la tenuta sociale e la gestione sostenibile dell’ambiente considerato che l’agricoltura viene praticata in oltre l’ 85 per cento di superficie del territorio provinciale e che rappresenta per alcune aree l’unica attività capace di trarre reddito soprattutto la dove non esistono altre alternative produttive. Sarebbero inoltre a rischio le produzioni che hanno ottenuto il marchio Dop e Igp. Il territorio ennese è vocato esclusivamente e in parte per la produzione di un terzo dei marchi Dop e Igp della Sicilia”.

Superare la crisi quali ricadute avrebbe invece sul territorio?

“La prima è quella di garantire la tenuta sociale in un territorio con scarse alternative esposto all’esodo di giovani e meno giovani e dove i centri si spopolano quotidianamente. Il secondo vantaggio come ampiamente dimostrato è quello che l’agricoltura nelle aree interne produce agrobiodiversità indispensabile per la produzione di cibi sani e salubri che fanno bene alla salute dell’uomo e al mantenimento sostenibile dell’ambiente”.

Il problema non riguarda solo gli agricoltori…

“Certamente no. Riguarda tutta la società. Per questa ragione un maggior raccordo istituzionale è oltremodo necessario per attivare soluzioni celeri ed efficaci. Ai Sindaci del territorio gli agricoltori chiedono a questo punto non solo di condividere la protesta come già ampiamento detto e fatto ma di creare un fronte comune istituzionale permanente per raggiungere i vari livelli istituzionali e per monitorare l’evoluzione delle richieste. In questa lotta non deve venire meno anche l’impegno per l’uso razionale delle risorse idriche soprattutto in un territorio come il nostro dove si accumula un terzo dell’intero quantitativo di acqua presente negli invasi della Sicilia e dove paradossalmente le aree irrigue sono fortemente penalizzate per problematiche gestionali”.