ENNA – C’è ancora un problema di trasparenza nella gestione dei beni confiscati in Sicilia da parte dei Comuni. E la provincia di Enna non fa differenza: 5 comuni su 9 non pubblicano sul web l’elenco con le relative tabelle dei beni loro consegnati. Secondo ciò che emerge dal monitoraggio di Libera, Aidone, Assoro, Barrafranca, Calascibetta e Pietraperzia non hanno pubblicato l’elenco, cosa che invece è stata fatta dai comuni di Enna, Piazza Armerina, Valguarnera e Villarosa.

In Sicilia, spiegano da Libera, su 207 comuni monitorati destinatari di beni immobili confiscati alla criminalità (in totale sono 3180 i beni destinati), ancora il 43% dei comuni non pubblica l’elenco sul proprio sito internet. I dati sono contenuti nella terza edizione di “RimanDATI”, il Report nazionale che indaga lo stato della trasparenza degli enti territoriali in materia di beni confiscati, promosso in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino e, quest’anno, anche con un prezioso contributo di ISTAT. Il Report è stato realizzato grazie ad oltre 100 volontari in tutta Italia, che hanno partecipato a un percorso di formazione e di confronto al termine del quale si è creata una squadra di 41 persone, tutte attive a rilevare il livello di trasparenza degli enti locali.

In provincia di Enna i dati sono stati raccolti, tra gli altri, da Nadia Lo Votrico di Nicosia, referente del presidio universitario di Libera Unict. In Sicilia sono 207 i comuni destinatari di beni immobili confiscati, di questi 90 quelli che non pubblicano l’elenco sul loro sito internet, così come previsto dalla legge, pari al 43% del totale, mentre sono 117 quelli che pubblicano le informazioni sui patrimoni confiscati loro destinati.

Il primato negativo spetta ai comuni della Provincia di Ragusa dove su 6 comuni destinatari di beni confiscati, ben 4 non pubblicano l’elenco; non meglio la fotografia per i comuni della Provincia di Enna dove su 9 comuni sono 5 quelli non pubblicano elenco. Nella Provincia di Messina sono 18 i comuni che non pubblicano sui 34 complessivi, mentre nella Provincia di Palermo, su 50 comuni, sono 15 quelli inadempienti.

Un focus è stato fatto sulla modalità di pubblicazione dell’elenco, da cui dipende in maniera sostanziale la qualità dei dati messi a disposizione. Ai fini della ricerca – che mira a stimolare la pubblicazione di dati pienamente e compiutamente fruibili e, dunque, in formato aperto – Libera ha considerato, nella percentuale dei comuni che pubblicano, esclusivamente quelli che lo fanno in formato tabellare. Tutte le altre tipologie di pubblicazione, nella valutazione complessiva, vengono associate alla categoria “elenco non presente”. In Sicilia il 24,2% dei comuni pubblicano in formato aperto e quasi il 27% in formato PDF ricercabile. Il monitoraggio ha riguardato anche altre informazioni fondamentali sulla vita del bene confiscato: il 46% dei comuni non specifica i dati catastali, il 44,6% non specifica la tipologia, e ben il 64% non specifica la consistenza (informazioni sulla metratura o sugli ettari del bene confiscato).

Alcuni dei comuni della provincia di Enna citati come sostanzialmente meno virtuosi, in realtà hanno delle modalità di pubblicazione dei singoli beni, ma non lo fanno in maniera schematica e tabellare, non come è richiesto da Libera. Va sottolineato che questo genere di ricerca ha una valenza decisamente importante. Ai fini statistici è fondamentale avere il quadro dei beni sottratti alla criminalità organizzata.

Specie in una provincia come Enna dove forse, in relazione al contrasto dei patrimoni illegali della mafia, c’è ancora tanto da fare.

LA REPLICA DEL SINDACO DI BARRAFRANCA

Il sindaco di Barrafranca Giuseppe Lo Monaco smentisce il dato relativo a Barrafranca. “Noi abbiamo pubblicato dati, tabelle, indicazioni catastali e ogni dato relativo ai beni confiscati nel rispetto di quanto previsto dall’art. 49, co 3, del D. Lgs n. 150/2011 Evidentemente questo dato è frutto di un errore. Sta di fatto che lo smentiamo categoricamente”.

LA CONTROREPLICA DI LIBERA

Il comune in questione non pubblicava l’elenco alla prima ricognizione.
Il 4 agosto ha ricevuto la nostra richiesta di accesso civico.
Il 4 settembre, alla scadenza dei 30 giorni utili previsti dalla legge per la risposta, non avendo avuto riscontro, abbiamo inviato una ulteriore PEC di sollecito, concedendo ulteriori 10 giorni per ricevere e prendere in considerazione la risposta, fino al 15 settembre. Dopo quella data, ovviamente, non avremmo potuto tener conto di eventuali risposte arrivate fuori tempo massimo.
La risposta ci è arrivata il 20 settembre (a quasi due mesi dalla domanda di accesso) e nella stessa data risulta pubblicato l’elenco sul sito. Ma noi, come ampiamente preannunciato, non ne abbiamo tenuto conto.
Nella ricerca è possibile ci siano degli errori, tanto è vero che noi calcoliamo e chiariamo il margine di errore statistico nella nota metodologica. Ma non è questo il caso. Qui è tutto corretto e nella nostra valutazione non ci sono errori.
Ad ogni modo, siamo contenti che il comune abbia rispettato gli obblighi di trasparenza, è un traguardo per l’amministrazione e per i cittadini che hanno monitorato.