La strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992, è un evento che ha segnato profondamente la storia dell’Italia. In quell’attentato, Giovanni Falcone, il giudice più odiato dalla mafia, fu ucciso insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre uomini della loro scorta. L’esplosione, causata da 500 kg di tritolo, distrusse le automobili nel tratto dell’autostrada A29 dove si verificò l’attentato. Una strage. Giovanni Falcone era stato l’esponente principale del pool di magistrati che, a partire dal 1986, aveva istruito il cosiddetto maxiprocesso contro Cosa nostra. Grazie alla tenacia investigativa di Falcone e del suo collega Paolo Borsellino, e alle informazioni fornite dai collaboratori di giustizia come Tommaso Buscetta, il pool aveva portato in giudizio quasi cinquecento mafiosi. Per celebrare il processo, era stata costruita una speciale aula blindata. Mai prima d’allora erano stati condotti alla sbarra così tanti mafiosi, e mai per rispondere della stessa accusa: far parte dell’associazione segreta criminale nota come “Cosa nostra”. La figura di Giovanni Falcone rappresentava un interprete formidabile del fenomeno mafioso nel suo insieme, dalla sua strategia al suo lessico. Il suo lavoro aveva costato anni di sudore e sangue per i colleghi e gli investigatori, ma aveva permesso di inchiodare i boss mafiosi alle loro responsabilità. Il capo indiscusso del potere criminale combattuto da Falcone era l’allora latitante Totò Riina, ex contadino di Corleone analfabeta ma scaltro, che governava la “cupola” con mano di ferro. Oggi, a 32 anni dall’omicidio di Giovanni Falcone, l’Italia ricorda le sue idee e il suo coraggio nel combattere la mafia. Nonostante le verità sulla strage di Capaci non siano ancora completamente emerse, l’eredità di Falcone e il suo impegno nella lotta contro il crimine organizzato rimangono un esempio di coraggio e dedizione alla giustizia. La strage di Capaci ha segnato la storia dell’Italia, sia in negativo che in positivo, poiché la rivoluzione civile e culturale che affiancò la repressione dello Stato portò a un cambiamento significativo nella lotta contro la mafia. Giovanni Falcone, è una figura che merita di essere ricordata e onorata per diversi motivi. Ecco perché è importante preservare la sua memoria. Grazie alle sue imprese e alla sua strenua lotta contro la mafia, Giovanni Falcone è ricordato non solo in Sicilia ma anche in tutta Italia. Il suo impegno e la sua dedizione verso il lavoro di magistrato alla fine gli hanno strappato la vita. La sua determinazione nel combattere il crimine organizzato ha ispirato molte persone e ha contribuito a indebolire il potere della mafia. Falcone oggi è considerato un eroe, ma pochi mesi prima della sua morte era considerato una persona scomoda. Era visto come uno che soffriva di manie di protagonismo. Tuttavia, la mafia, prima di uccidere con la lupara, uccide con le parole, cercando di delegittimare chi la combatte e lasciarlo solo. La sua storia ci ricorda che la lotta per la giustizia richiede coraggio e determinazione, anche quando si è criticati o messi in discussione. A Giovanni Falcone sono state intitolate strade, piazze e scuole. La sua figura rappresenta un simbolo di impegno civile e di lotta contro il male. Ricordarlo significa mantenere viva la sua eredità culturale e la sua battaglia per la verità e la giustizia. La sua storia ci insegna che non dobbiamo mai arrenderci di fronte alle ingiustizie e che il nostro impegno può fare la differenza. Ricordare oggi Giovanni Falcone è un atto di riconoscimento per il suo sacrificio e un invito a continuare a lottare per un mondo più giusto e libero dalla criminalità organizzata. Oggi il presidente della Regione ha partecipato alla cerimonia di commemorazione a Palazzo Jung, a Palermo, luogo della memoria delle vittime innocenti della mafia. Il presidente Schifani ha sottolineato come la memoria del giudice Giovanni Falcone debba far parte della vita quotidiana di ogni siciliano, e come la lotta alla mafia deve prevedere l’unità di tutte le istituzioni a tutti i livelli.