di Maria Rosa Emma

TROINA – La scrittrice di Troina esercita con abnegazione e passione il mestiere di “Librivendola” (come ama definirsi lei), diventando il fulcro culturale, non solo della cittadina in cui vive ma in tutto il comprensorio montano della provincia di Enna. In passato ha lavorato con i genitori nella bottega di generi alimentari quindi è passata dal cibo per il corpo a quello per l’anima.

La sua ultima fatica è un libro assolutamente originale, ispirato ai dischi di tanti anni fa in cui c’era il lato A e il lato B. Il primo poesia e il secondo prosa. Per passare dall’uno all’altro bisogna girare il libro.
Il testo dunque è un prosimetro separato dai due lati.

La copertina “double face” ha due immagini emotivamente evocative: lato B immagine della mamma dell’autrice affaccendata in cucina, fotografata da dietro (lato b) con ciabatte, calzettoni pesanti rigati, gonna fiorata e plaid.

Lato A foto scattata da Antonio, un amico dell’autrice che non è più in vita. Per l’autrice il posto di lavoro è dove inizia tutto, dove avviene tutto e quindi ne parla anche nel suo libro, cita le vie, i cittadini, a volte cambiando i nomi altre volte no. Per quanto concerne la prosa non c’è una trama, ci sono dei capitoli che toccano il cuore, alcuni rievocano la pandemia, essere “negativi” o “positivi” al test, la mancata vita sociale, i disabili mentali dell’Oasi di Troina impauriti dalle bardature e dalle mascherine, gli eroici operatori sanitari non protetti adeguatamente che per rassicurare  i  disabili mettevano  a repentaglio la loro  vita. Un periodo buio che tutti noi abbiamo vissuto, indelebile.

La maturità autorizza a una schiettezza che un tempo poteva essere considerata irriverenza, ma anche chiave d’accesso all’empatia. I 50 anni, età di mezzo tra la giovinezza e la maturità, la senilità, regala la consapevolezza dell’esser donna, si familiarizza con il romanticismo delle proprie nevrosi o semplicemente la stregua di fisiologici effetti della menopausa.

Simpaticamente l’autrice si chiede se la Madonna abbia sofferto di depressione post partum. Il libro non ha una trama, è formato da tanti piccoli capitoli. Leggendo il testo ci si chiede: Chi è Miriàm per l’autrice? Bisogna andare a ritroso, fin dalla sua nascita,  nello stesso letto nel quale era stata concepita,  sua madre rischiava di non farcela, a causa delle spalle larghe della nascitura. Era di domenica, il 24, il quadro della Madonna delle lacrime di Siracusa era in processione.

Durante il parto si sporcò il velo della Madonnina con il sangue della neonata,  “per quelle lacrime mia sorella è potuta diventare la sorella maggiore”. Ma Miriàm arriva anche una decina di anni fa quando l’autrice lesse un libro di Erri De Luca “In nome della madre”. L’autrice rimase colpita da questo testo poiché “un uomo” fu  in grado di parlare dal concepimento alla nascita di Gesù con tanta dolcezza. Miriàm fu la prima donna a dire il suo “eccomi”, un grembo che  mise a disposizione dell’umanità. Questa è fede.
Religiosità e sacralità che ha come punto di riferimento la Madonna.

Concetta è una donna che ama le azioni, i contenuti, ciò che di concreto fanno le persone ogni giorno, non le parole usate solo per sprecare fiato. Concetta è concreta. L’uomo ha bisogno di cose concrete come San Tommaso. La maternità si sperimenta con la generosità, mettersi a disposizione del prossimo, accogliere gli altri nella tua vita.

“Madonne con la polaroid” considera le donne come Madonne. In tutte le donne c’è una Madonna? Io penso di sì poiché maternità fa rima  con eternità. L’autrice dimostra anche di essere “femmina” potente, carnale, si evince dalle sue graffianti poesie che penetrano nell’anima del lettore, che inconsapevolmente trasmettono sensualità,  tormento e beatitudine allo stesso tempo, sentimenti contrastanti e nel  contempo intensi. I versi ti avvolgono, ti coccolano, ti abbracciano, ti sfiorano e ti penetrano nell’anima, mordono, danno sensazioni forti.

Le parole, i sentimenti e le emozioni, si inseguono, si incontrano, si scontrano, una nell’ombra dell’altra, esigenza di una voracità iniziale per poi fermarsi a riflettere e magari meditare su una parola, gustandola e apprezzandola.

Libro originale e ben scritto.