di Paolo Di Marco
I sindacati bocciano la decisione di accorpare ad Enna il liceo Classico e Scientifico. Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals hanno fatto bene, anzi benissimo, ad annunciare le barricate contro un provvedimento che continua a penalizzare il territorio ennese. Il rammarico sta nel fatto che le barricate dovevano essere erette oltre trent’anni fa, e non solo dai sindacati, quando un’infausta decisione autorizzò l’allora Sip a smobilitare gli uffici di Enna verso i lidi nisseni. Da quel momento è stata una grande emorragia verso Caltanissetta e altri centri con Uffici dello Stato, della Regione e di società a aprtecipazione pubblica che via via hanno chiuso i battenti ennesi per rimpolpare, principalmente, quelli nisseni. In questo caso diventa emblematica la vicenda che coinvolge lo stesso Ufficio Scolastico Provinciale che ha sede a Caltanissetta ma sovraintende il mondo della pubblica istruzione dell’ennese. E per una provincia quale quella di Enna che durante la prima Repubblica aveva immaginato se non lo sviluppo almeno il benessere della comunità grazie ai redditi del pubblico impiego, una emorragia di tale portata è diventata dilaniante per l’economia.
Con l’accorpamento non si perde solo l’autonomia di due storiche scuole ma vanno a quel paese tanti bei posti di lavoro. In quest’ultima vicenda il Comune non ha fatto di certo una bella figura anzi…. Il voto di astensione espresso nella Conferenza provinciale sul dimensionamento della rete scolastica dall’assessore La Porta ha lasciato un sapore amaro, anche se lo stesso si era sempre mostrato contrario all’accorpamento. L’amarezza più grande sta però nel registrare che l’astensione conferma la linea blanda dell’amministrazione Dipietro. Rispetto tale problematica in generale non si ricordano barricate per cancellazioni o ritardi, solo prese di posizioni che non hanno lasciato il segno. Una linea che per la verità non è appartenuta solo al sindaco Maurizio Dipietro ma che in buona sostanza si è protratta nel tempo. Una difesa decisa, forte, roboante non c’è stata mai. Purtroppo lo scarso interesse a preservare il territorio ennese è appartenuto a molti. Oggi, anche se in nettissimo ritardo, è tempo di cambiare. Enna si trova davanti un bivio.
La scelta sta tra difendere con le unghie e con i denti il poco che rimane oppure avere una visione più grande che coinvolga necessariamente territori fuori della provincia. Visione anticipata dall’Università Kore e in alcuni casi dai sindacati che hanno precorso tale tragitto sperimentando segreterie pluriprovinciali. Un discorso improntato al futuro. L’obiettivo che punta sullo sviluppo delle aree interne si pone ed è impellente; ma la classe dirigente ennese e quella delle altre realtà sono pronte a intavolarlo? Per il momento l’unica certezza è registrata dall’impoverimento economico, sociale e demografico della Sicilia interna. Un fenomeno da ricondurre ad un solo termine: desertificazione.