di Martina Bascetta

PIAZZA ARMERINA – Autonomia differenziata o regionalismo delle “diseguaglianze”? É questo il quesito con cui irrompe la disamina di Franco Piro, ex assessore al bilancio della Regione Siciliana, ospite all’incontro promosso dall’Università Popolare del Tempo Libero “Ignazio Nigrelli”. A luglio 2024, dietro proposta del ministro Calderoli, é stata approvata la legge n.86/24 sull’autonomia differenziata. Una legge ordinaria il cui dettato normativo risulta particolarmente difficile da comprendere. Il 14 novembre la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime almeno sette disposizioni specifiche della legge, a seguito di ricorso proposto da quattro regioni tra cui, inspiegabilmente, non figura la Sicilia.

“Sin dal primo momento in cui il ministro Calderoli, spacciandola per legge di attuazione (quale non è, perché stravolge la Costituzione) ha presentato la proposta di legge sull’autonomia differenziata, ci sono state moltissime proteste sul punto. Difatti, immediatamente dopo la sua approvazione, accanto al ricorso di Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, è stata avviata la raccolta firme per il referendum abrogativo, che ha raggiunto numeri esorbitanti in pochi giorni. La necessità del quorum richiesto dall’eventuale referendum, tuttavia, rende assai più complicata l’abrogazione di una legge che una volta per tutte intende staccare il nord, ricco e così indipendente, da un sud sempre più arretrato. La legge sull’autonomia differenziata attribuisce, inoltre, un potere enorme al presidente del consiglio che nell’attuazione della stessa può non tener conto degli atti di indirizzo delle camere, una vera e propria forma di “premierato”. E ciò anche sul merito dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) che, sebbene costituiscano ancora materia dubbia per molti, devono essere garantiti, per costituzione, su tutto il territorio nazionale”.

Tra innumerevoli contraddizioni interne, la legge n.86/24 è per Franco Piro “fuori dal tempo” poiché interviene in un momento storico completamente diverso dalla modifica del titolo V della Costituzione, introdotta nel 2001 e tendente ad attribuire forme legittime di autonomia alle regioni secondo il principio di sussidiarietà. È sufficiente pensare al ruolo politico e normativo rivestito oggi dall’Unione Europea, che vent’anni fa non si pensava neppure potesse raggiungere una simile importanza, e alla competenza che la legge sull’ autonomia differenziata riconoscerebbe alle regioni nei rapporti con l’UE. Solo effetti negativi discenderebbero per le regioni del sud dall’attuazione di una legge costituzionalmente discutibile e socialmente ingiusta e, se a dirlo è Franco Piro, c’è da crederci.