Rino Sciuto, Baldassare all’anagrafe, nasce nel 1961 a Buseto Palizzolo, in provincia di Trapani, dove ha vissuto fino al 1983. Finiti gli studi, ha svolto vari lavoretti, dall’aiuto pasticciere all’aiuto cuoco in un villaggio turistico. Poi operaio edile e operaio agricolo. Tutti lavori temporanei che alla fine del 1982 – resosi conto che l’amata terra di Sicilia, almeno all’epoca, non gli avrebbe offerto molte certezze sul futuro – lo convincono ad arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri. Il 16 giugno del 1983 lascia la sua terra ed è incorporato nel 70° Corso Allievi Carabinieri presso la I Compagnia della Scuola Allievi di Roma, dove, dopo quasi 6 mesi di corso, indossa gli alamari da Carabiniere. Durante il corso partecipa al concorso per “Allievo Sottufficiale” per il biennio 1984-1986. Finito il corso da carabiniere e specializzatosi “Fotografo – addetto sviluppo e stampa”, arriva la prima destinazione quale “Addetto fotografo” presso la sezione Rilievi Tecnici del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri Napoli I (febbraio 1984).

Dopo qualche mese è ammesso al 37° Corso biennale sottufficiali Carabinieri e viene trasferito a Velletri per la frequenza del primo anno accademico. A settembre del 1985 inizia il secondo anno presso la sede di Firenze. Tra il primo e il secondo anno accademico, cinquanta giorni di tirocinio alla stazione Carabinieri di Vicari, in provincia di Palermo. Finito il corso sottufficiali e promosso Vice Brigadiere, il 16 giugno del 1986, viene trasferito al Reparto Operativo Carabinieri di Roma, all’epoca “punta di diamante investigativa” dell’Arma, dove resta sino al 30 agosto del 1990. A settembre del 1990 assume il comando della stazione Carabinieri di Jenne, piccolo borgo in provincia di Roma, arroccato sui Monti Simbruini, dove rimane sino al 9 settembre del 1993 e dove, ancora oggi, ama rifugiarsi e rilassarsi. Ad aprile del 1991, un importantissimo passo personale: sposa Cristina, che ad agosto del 1992 lo rende orgogliosamente papà di Maria Sveva.

Nell’estate del 1993, la chiamata al R.O.S., Raggruppamento Operativo Speciale, dove giunge il 10 settembre del 1993 e in cui rimane per ben 24 anni, sino al giorno in cui lascia l’Arma, il 22 maggio 2017, con il grado di Luogotenente.

Descriva un crimine violento di cui si è occupato nella sua carriera investigativa e come ha contribuito a combattere la criminalità organizzata.

“Intanto faccio un inciso: mi sono occupato di crimini violenti nei miei ultimi anni di carriera. Il reparto è stato creato nel 2011, quando in Italia vi fu l’esasperazione di tale fenomeno (Sara Scazzi, Yara Gambirasio, Melania Rea ecc.). Tra il 2011 e il 2017, data del mio congedo, mi sono occupato di questo fenomeno. Tra i casi più noti di cui mi sono occupato, ricordiamo la scomparsa di Roberta Ragusa e l’omicidio del piccolo Lorys Stival, quest’ultimo avvenuto proprio nella nostra bella Sicilia. Su questi due casi, poi, ho scritto tre libri, due su Roberta Ragusa e uno sul piccolo Lorys. Per quanto concerne la criminalità organizzata, partiamo da lontano, molto lontano, praticamente dal 1986 quando da giovane vice brigadiere giunsi al Reparto Operativo di Roma, all’epoca fiore all’occhiello dell’Arma dei Carabinieri. In quel periodo, tra il 1986 e il 1990, abbiamo combattuto veramente contro la criminalità organizzata romana, quella bella da combattere, quella dei banditi gentiluomini che quando riuscivi ad arrestarli ti offrivano lo champagne e si fermavano a chiacchierare con te senza la necessità di ammanettarli perché ti avrebbero seguito ovunque. Tempi bellissimi, spaccati di vita ed esperienze che per me, proveniente dall’agro ericino, campagne trapanesi, sono stati esperienza di vita che rifarei assolutamente. E poi la criminalità organizzata combattuta in seno al R.O.S., un’esperienza bella anch’essa ma assolutamente meno coinvolgente di quella anni ’80. Diciamo che eravamo già in piena parabola di cambiamento. In tutto.”

Quanti libri ha scritto?

“E chi l’avrebbe mai detto che un ragazzo proveniente dalla campagna trapanese con la semplice licenza media avrebbe scritto addirittura quattro libri… esattamente, fino ad oggi ho scritto quattro libri, l’ultimo uscito un paio di giorni fa.”

A cosa si è ispirato nei suoi racconti?

“Allora diciamo che i miei non sono racconti ma esperienze di vita vissuta. I primi due libri ispirati al caso, come già detto, di Roberta Ragusa, il primo si intitola “Roberta Ragusa – l’amica che non ho mai conosciuto (diario d’indagine di un investigatore)” è un libro in cui percorro tutta la fase investigativa relativa alla scomparsa di Roberta Ragusa. Il secondo libro si intitola “Listener – Uomini in ascolto (Roberta nell’aldilà delle parole)”. In questo libro, sempre ispirato al caso Ragusa, ho voluto riportare, riprodurre e riproporre tutte le intercettazioni, telefoniche e ambientali, relative al caso Roberta Ragusa. In esso sono pubblicate anche intercettazioni non finite nel fascicolo processuale e non note nemmeno ai familiari che ne hanno appreso l’esistenza proprio dal mio libro. Poi c’è il terzo libro che si intitola “Omicidio in fasce – Il delitto di Loris Stival (l’indagine minuto per minuto) e chiaramente ripropongo le indagini da me condotte, assieme ai miei colleghi chiaramente, sull’omicidio del piccolo Lorys Stival avvenuto, appunto, nella nostra bella e amata Sicilia il 29 di novembre del 2014.

Di cosa parla il suo ultimo libro?

“Il mio ultimo libro, invece, contiene una sorta di autobiografia che parte dalla mia infanzia, percorre la mia giovinezza, la mia pubertà fino al momento dell’arruolamento e le mie prime esperienze nell’arma, focalizzando poi i miei 25 anni di permanenza al ROS (Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri) sino al giorno del mio congedo, a 55 anni, il 22 maggio del 2017. Il titolo è “N.d.B. PACO – Un quarto di secolo nel R.O.S. (Aneddoti e vita – Dalla Criminalità Organizzata ai Crimini Violenti). Come dice il sottotitolo racconta di aneddoti e vita di quel periodo bello e anche no.”

Come mai ha deciso di non scrivere più libri?

“Diciamo che ultimamente ho trovato altri interessi e scrivere un libro mi porta veramente via tanto tempo. Questo ultimo libro, benché sempre di circa 200 pagine come gli altri, mi ha portato via quasi due anni e per circa 7/8 mesi non ci ho messo mani. Avevo perso un po’ l’ispirazione e la voglia. Ho deciso quindi di non scrivere più libri, così come ho deciso di non fare presentazioni o, addirittura, interviste. Però a te e alla testata per cui scrivi, ma anche alla nostra Sicilia, ma soprattutto a te, non potevo dire no.”

Cosa vorrebbe dire ai giovani di oggi e soprattutto come evitare di entrare nella malavita?

“Per evitare di entrare nella vita oggi sarebbe opportuno vedere meno video su Tik Tok, video in cui c’è assoluta l’esasperazione della bella vita, del lusso, degli orologi di lusso, delle macchine di lusso, delle moto di lusso, dei vestiti di lusso. E’ tutto un lusso generalizzato che i giovani vogliono assolutamente emulare a prescindere dalle condizioni economiche e dallo stato sociale della famiglia. Se vuoi emulare questi cialtroni di c.d. influencer devi per forza di cose delinquere… e la malavita è li fuori che ti aspetta. Poi, per carità, ci sarà anche l’eccezione che conferma la regola, ma quanti giovani oggi riescono a creare qualcosa che possa permettere loro la bella vita? 1/2 su 100… il resto può andare tranquillamente a delinquere. Ma questo è solo un mio umile pensiero. Sicuramente esisteranno altre decine di motivazioni. Quindi ragazzi miei, più lavoro e meno Tik Tok.”

Il link del libro è questo n.d.b. PACO – Un quarto di secolo nel R.O.S.: (Aneddoti e vita – Dalla Criminalità Organizzata ai Crimini Violenti) https://amzn.eu/d/dNB2O5S.