Riceviamo e pubblichiamo una nota del Comitato civico per la pace di Troina.
Non ci sono solo le due guerre che si combattano in Medio Oriente, dove a Gaza e in Cisgiordania il governo israeliano guidato da Netanyahu, Smotrich e Ben-Gvir sta attuando il genocidio del popolo palestinese con il pretesto di distruggere Hamas, e in Ucraina, nel cuore dell’Europa, da cui ci giungono terrificanti immagini di distruzioni di città e di sterminio sistematico di popolazioni civili inermi di uomini, donne e bambini. Sparse per il mondo, in posti molto lontani dall’Europa dove viviamo noi, se ne combattano altre cinquanta di guerre, che sono terribili per violenza e distruzioni come lo sono le due guerre che conosciamo meglio. Il rischio che tutte queste guerre locali di trasformino in una guerra grande mondiale, che pone fine alla storia dell’umanità intera sulla terra, è un incombente rischio reale. Dietro questi cinquanta conflitti locali, che hanno condotto lo scomparso Papa Francesco a parlare di terza guerra mondiale a pezzi, ci sono le grandi potenze mondiali economiche e militari, dotate di micidiali armamenti nucleari, in competizione tra di loro per definire un nuovo scenario internazionale nel quale assicurarsi posizioni di dominio. Ad essere dotati di armamenti nucleari non sono le grandi potenze soltanto, anche le medie potenze ce ne hanno.
Nel mondo, di testate nucleari se ne contano circa 13 mila. Stati Uniti d’America e Federazione Russa ne detengono il 90 per cento di questi bombe nucleari. La potenza distruttiva di una testata nucleare di oggi è di gran lunga superiore alla potenza distruttiva delle due bombe atomiche che gli Stati Untiti d’America lanciarono nel 1945 sulle due città giapponesi di Nagasaki e Hiroshima radendole al suolo. Come se quelle 13 mila testate nucleari non bastassero ad assicurare la distruzione reciproca delle potenze in un’eventuale e possibile guerra mondiale da scongiurare, la corsa agli armamenti delle grandi, medie e piccole potenze ha subito un’allarmante accelerazione. La corsa agli armamenti e la moltiplicazione di cruenti conflitti locali costituiscono un segnale preoccupante che indicano la difficoltà a trovare un nuovo ordine mondiale, il terzo in 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale nel 1945. Finita la seconda guerra mondiale, l’ordine mondiale che ne scaturì si fondò sull’equilibrio di forze tra le due grandi potenze vincitrici, Stati Uniti d’America e Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Quest’equilibrio resse fino al 1991, anno in cui l’Unione della Repubbliche Socialiste Sovietiche si dissolse. Furono gli anni della “guerra fredda”, chiamata così perché le due superpotenze vincitrici della seconda guerra mondiale si confrontavano senza mai ricorrere ad uno scontro militare diretto per mantenere il controllo sulle rispettive aree di influenza.
Nel nuovo ordine mondiale che ne scaturì dalla fine della “guerra fredda” nel 1991 si resse sulla superpotenza sopravvissuta, gli Stati Uniti d’America, che divenne la sola superpotenza egemone. Si passò da un ordine mondiale bipolare ad un ordine mondiale monopolare, che l’Occidente ha voluto mantenere anche con l’uso della forza (guerre in Serbia, Afghanistan, Irak e Libia), con l’obiettivo di una transizione universale al mercato in senso liberista. Sono gli anni della globalizzazione. Nel primo decennio del secolo XXI, si manifestarono delle pesanti crisi finanziarie originatesi negli Stati Uniti d’America, da dove si diffusero per tutto il mondo, mentre nuovi e vecchi ed entrarono sullo scenario internazionale nuovi attori, come Cina, India e Brasile, e vecchi attori come la Russia, che mettono in discussione l’ordine mondiale monopolare già in crisi. La crisi consiste nel fatto che il vecchio ordine mondiale monopolare muore e il nuovo ordine multipolare stenta a nascere. In questo interregno si stanno verificando fenomeni morbosi più svariati che possono far precipitare quelle cinquanta guerre locali in una guerra grande mondiale. Bisogna impedire che questo accada promuovendo una forte e convinta mobilitazione per la quale è nato ed è impegnato il comitato civico per la pace Troina. Per questo motivo, intanto, chiediamo al Consiglio Comunale di Troina di prendere una chiara posizione a favore della pace e contro la guerra.
Il Comitato Civico per la Pace – Troina