di Irene Varveri Nicoletti
Parigi, ottobre 2025 – La Ville Lumière è ancora sotto shock dopo il clamoroso furto degli otto gioielli imperiali nella Galleria di Apollo del Museo del Louvre, avvenuto domenica scorsa, che ha riaperto una ferita storica. Ma soprattutto ha messo in luce l’abisso che separa il crimine d’arte di ieri da quello di oggi. Se il colpo del 2025 è stato un’operazione commando lampo di sette minuti tra motoseghe, montacarichi e fuga in scooter, in perfetto stileLa casa de papel, il furto della Gioconda del 1911, evocando una pellicola da film muto,non può che strappare un sorriso nostalgico.
Allora l’eroe, o meglio l’antieroe, fu Vincenzo Peruggia con due “g”, un errore di ortografia che già racconta tutto il personaggio: un uomo genuino, più goffo che furbo, vittima del clima xenofobo dell’epoca nei confronti degli italiani in Francia, capace di entrare nella storia per sbaglio. Ex vetraio immigrato, solitario e animato da un presunto patriottismo tanto ingenuo quanto mal riposto, credeva di restituire la Monna Lisa all’Italia.
Incredibile a dirsi, il suo strumento del crimine fu semplicemente uncamice da lavoro.Manutentore del Louvre, si nascose la sera prima in uno sgabuzzino del museo e, al mattino, in pochi minuti, staccò la celebre opera dalla parete, la spogliò della cornice e la portò via nascondendola sotto il cappotto. Poi, con candida nonchalance, prese un autobus e infine un taxi per tornare a casa.
Nessun allarme, nessun ferito, solo un rettangolo vuoto sul muroche per giorni,nessuno custode del museo notò, anche perché era consuetudine spostare le opere per catalogarle o fotografarle. Quel furto, oltre che romantico, fu anche unperfetto gesto da cronaca d’altri tempi, dove persino un ladro riusciva a incarnare, suo malgrado, lo spirito del sogno e della leggerezza di un’epoca in cui Parigi dettava legge in fatto di arte e cultura.
Il capolavoro di Leonardo sparito scatenò un clamore mondiale e persino un piccolo scandalo intellettuale: Pablo Picasso e Guillaume Apollinaire, giovani d’avanguardia e amici eccentrici, finirono per un breve periodo sotto inchiesta, sospettatidi aver avuto un ruolo nella vicenda.
Un ladro con un cappotto e due geni dell’arte interrogati dalla polizia per il furto della Gioconda: una trama da romanzo, un colpo di scena degno del cabaret e del genio irriverente della Belle Époque parigina che ispirò poi tanta cinematografia fino all’omonimo sceneggiato di Renato Castellani del ’78, ancora godibile su Raiplay.Vivamente suggerito,dunque,riaprire le teche RAI per ritrovare quella televisione d’autore, antesignana della fiction, che si faceva ancora con eleganza e raffinatezza di linguaggio.
Il furto della Gioconda rimane tuttora intriso di un’aura quasi romantica pur nel suo clamoroso errore storico: il dipinto era stato portato in Francia da Leonardo stesso, non rubato dai francesi. Peruggia, ladro artigianale e poco avvezzo alla storia sociale dell’arte, forse l’unico della storia con un cognome sbagliato come la sua impresa, impiegò due anni per farsi scoprire, quando tentò di venderla in Italia.
Non ci auguriamo gli stessi tempi per sgominare la banda dal gilet giallo che ha colpito la Galleria di Apollo agendo con una precisione degna anche del miglior Ocean’sEleven. Sfruttando un cantiere esterno, i quattro ladri hanno issato un montacarichi fino a una finestra che affaccia sulla Senna, hanno forzato l’ingresso e sfondato le vetrine blindate con utensili da demolizione professionali.
L’obiettivo era chiaro e mirato: collane di smeraldi, tiare di zaffiri, pezzi inestimabili dell’epoca napoleonica. Non arte per orgoglio, ma gemme smontabili per il mercato nero. Hanno agito in pieno giorno e sono fuggiti in sella a scooter TMax sull’autostrada, lasciando dietro di sé solo danni, un museo chiuso per giorni ela corona dell’Imperatrice Eugenia danneggiata e abbandonata nella fretta.
Il Louvre non si è trovato più di fronte a un patriota smarrito, ma a una criminalità iper-organizzata, tecnologica e spietata. Il tempo del ladro con il cappotto è finito: ora ci sono i ladri con la connessione a banda larga, le mappe 3D e i droni da ricognizione. Questi sicuramente veri professionisti del furto. E mentre il mondo si indigna di fronte alle falle delle misure di sicurezza, i cultori dell’arte sospirano per ben altre ragioni: un tempo era il cinema a prendere ispirazione dai ladri, oggi sono i ladri a prenderla dal cinema. E in questo ribaltamento anche il crimine ha smarrito la sua arte.