di Irene Varveri Nicoletti
Due giorni fa è ricorso il cinquantesimo anniversario dellatragica scomparsa di Pier Paolo Pasolinima la sua voce continua a risuonare più che mai attuale, come un messaggio capace di parlare al nostro presente. Oggi 4 novembre 2025, mentre l’Italia celebra la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, si sovrappongono due memorie diverse e ugualmente necessarie: quella collettiva del Paese e quella di un intellettuale che ne ha messo a nudo le contraddizioni.
In questigiorni non sono mancate le commemorazioni: anche la trasmissione Una giornata particolare, condotta da Aldo Cazzullo su La7, ha dedicato la puntata del 2 novembre a Pasolini, riportando alla luce immagini e ferite che appartengono alla nostra storia recente. Eppure, nonostante le analisie le rievocazioni accademiche, non tutto il mondo della cultura sembra ancora aver trovato il modo di ascoltare fino in fondo quel messaggio che Eduardo De Filippo, cinquant’anni fa, aveva già compreso e consegnato al futuro.
Il patriarca del teatro napoletano, in un’intervista rilasciata all’epoca facilmente reperibile in retein un estratto video, la cui fruizione è vivamente consigliata, non si limitò al cordoglio. Le sue parole furono un atto di fede nella sopravvivenza poetica di Pasolini, una lettura profetica del suo destino umano e artistico. Eduardo lo descrisse in termini quasi mistici, riconoscendo nell’intellettuale ucciso una vulnerabilità toccante: “Pasolini era veramente un uomo adorabile e indifeso…era una creatura angelica.” Con quella sua voce inconfondibile, Eduardo separò l’uomo dall’opera e tracciò una profezia che oggi si realizza: “Non lo incontreremo più come uomo, ma come poeta diventa ancora più alta la sua voce.”
Fu un’investitura all’immortalità che nessuna violenza avrebbe potuto cancellare. E quella voce, che Eduardo sentiva destinata a non spegnersi, trovava un’espressione più profonda nel progetto mai compiuto che avrebbe dovuto unirli sullo schermo. L’amicizia tra i due giganti della cultura si sarebbe infatti dovuta concretizzare nel film più ambizioso di Pasolini: Porno-Teo-Kolossal. Poche settimane prima di morire, Pasolini aveva scritto a Eduardo per affidargli il ruolo di protagonista, il personaggio di Epifanio, in una lettera che è un concentrato di stima e fiducia: “Epifanio lo affido completamente a te: aprioristicamente, per partito preso, per scelta. Epifanio sei tu.”
La morte improvvisa impedì tuttavia quell’incontro, e con essa rimase il rammarico per un ruolo mai recitato e per un film mai giratoche, forse, avrebbe rappresentato il compimento di un dialogo ideale tra la poesia e il teatro tra due grandi del Novecento.
Il punto più alto del ricordo di De Filippo è un appello alla comprensione: “Sono certo che pure gli oppositori di Pasolini oggi cominceranno a capire il suo messaggio e quello che ci ha voluto dire.” Questa speranza, che da auspicio è diventata oggi una necessità resta il cuore del suo tributo. Cinquant’anni dopo, l’opera e la figura di Pasolini non sono solo un frammento di memoriama una chiave viva per interpretare le derive e le crisi del presente.
Pasolini aveva compreso con lucidità che la corruzione morale non nasce solo dal potere politico:ne aveva previsto una più sottile e sistemica, quella esercitata da una società dei consumi che disgrega la coscienza, svuota i valori eomologa gli individui azzerandone lo spirito critico.
“Siamo tutti in pericolo”, aveva detto poco prima di morire. E oggi, di fronte a un’epoca segnata da nuove guerre, manipolazioni mediatiche e ritorni di violenza diffusa, quelle parole suonano come un avvertimento che ci riguarda ancora, ogni giorno. La sua morte violenta, nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, all’Idroscalo di Ostia, che per l’efferatezza appare più attuale che mai, resta una ferita ancora aperta nella coscienza civile del Paese; un delitto mai del tutto chiarito, che nel tempo è diventato simbolo della brutalità cieca contro l’intelligenza e la libertà.
Lo capi bene Eduardo che nel suo omaggio finale offrì parole semplici e definitive che valgono come un testamento: “Non c’è più bisogno di dire altro.” E davvero non c’è. Perché l’unico modo per onorare la memoria del sacro poeta è continuare ad ascoltarlo. Ascoltarloper comprenderehic et nuncil suo messaggio ritrovato.
					
												


