di Paolo Di Marco

ENNA – Dicembre segna il passo per la corsa verso la nuova amministrazione comunale. Superato Natale diventa forte la necessità di ragionare su ipotesi concrete. Il tempo delle chiacchiere volge al termine e fino ad oggi poche, pochissime certezze. Solo un candidato ufficiale, Filippo Fiammetta lista Per Enna, uno quasi Paolo Gargaglione e poi niente. Anche in tema di programmi poco o niente. C’è quindi spazio per una mini e personale analisi di ciò che è stato nelle due consiliature firmate Maurizio Dipietro.

La prima buona, lasciava ben sperare. La seconda al di sotto delle attese. In questi ultimi cinque anni il primo cittadino è stato impegnatissimo a rincorrere i vari consiglieri molto attenti alle dinamiche individuali e poco inclini al gioco di squadra. Il civismo che nella prima consiliatura aveva dato il meglio di sé, nella seconda ha mostrato tutti i suoi limiti. I consiglieri non appartenendo a organizzazioni stabili quali possono essere i partiti si sono convinti che a Sala d’Euno si giocassero tante partite private.

L’esempio macro è stato offerto alla cittadinanza un anno e mezzo fa con il voto sul Consorzio ente autodromo, quando gli inquilini di palazzo di città persero assolutamente di vista il bene comune per correre appresso alle piccole vendette di bottega. E così per assestare un calcione al sindaco, al presidente del Consorzio o ad un dirigente nazionale di un partito buttarono a mare bambino ed acqua sporca. Che sotto il voto di Sala d’Euno non ci fosse stato altro che sbiadite vendette di bottega lo dimostra il fatto che dopo un anno e mezzo non esiste alcuna soluzione innovativa se non…….tornare indietro, al punto di partenza. Insomma il piacere di rifilare sberle a destra e a manca è stato, ed è, pagato dalla città. In questa vicenda solo i consiglieri di opposizione non possono essere accusati di nulla, hanno recitato la loro parte quello che ci si attendeva.

Con un occhio proiettato al futuro sembra davvero necessario che Enna ricominci a guardare al domani e in prospettiva. E questo può avvenire a seguito di un dialogo, di un confronto forte, serrato e sincero dentro organizzazioni politiche stabili che abbiano riferimenti a Roma e a Palermo. Tali organizzazioni possono essere i partiti, quelli veri. Non quelli intenti a raccattare curriculm e richieste di raccomandazioni di ogni genere. Quelli che s’intestano le battaglie grandi e piccole per la rinascita del territorio e per il futuro economico e sociale della comunità. Ma se i partiti continuano ad offrire il peggio di sé l’unica alternativa rimane il civismo con i limiti che sono stati evidenziati in questi ultimi anni.