Per la neonata rubrica di racconti, a nome di EnnaOra diamo il benvenuto alla giovanissima scrittrice romana Valentina Rondelli, già autrice di “Un amore da codice rosso”. In questo testo, con uno stile tutto proprio – intriso di arte, sensibilità e passione – narra la storia d’amore che i due protagonisti, Mara e Luca, espongono in prima persona, mostrando due visioni dell’amore distanti… proprio come i loro cuori. (josè trovato, direttore responsabile)

L’autrice. Valentina Rondelli di Roma
di Valentina Rondelli
Mara ha un cuore pulsante colmo di amore.
Luca non ha ancora imparato ad amare se stesso. Quando si crea un abisso invisibile di infelicità, l’amore può bastare?
MARA
«L’amore, a volte, non basta».
Sento ancora vivide quelle parole. Cosa diamine significa l’amore a volte non basta?
Era solo il preambolo di una preannunciata fine.
«Luca non è l’uomo adatto a te», continuavano a dirmi tutti, ma quei tutti non erano me, non erano il mio mondo, non erano noi.
Conoscevo le notti insonni di Luca e i problemi con se stesso. Amavo ogni suo più piccolo difetto.
Quel 14 febbraio di tre anni fa, la rosa che mi portò non era del solito colore rosso acceso: il mio cuore ne percepiva delle sfumature nere.
Le spine che sentii sotto le mie dita sarebbero state paragonabili al dolore e alla sofferenza che avrei vissuto poc’anzi.
Quel bacio, Dio se ricordo quelle labbra fredde posate sulle mie! Già avevano offuscato le sensazioni felici degli anni trascorsi insieme.
Ho sostenuto Luca nella lotta contro un fantasma chiamato padre assente, sorreggendolo e spronandolo. Ho donato a quell’uomo un amore incondizionato sostituendomi, erroneamente, al concetto più totale di famiglia. Donna e amante, questo sarei dovuta essere, e non amica, sorella e madre.
E una donna lo sente quando il suo uomo le sfugge via dalle mani. Bastano occhi color pece puntati addosso, simili a riflettori, pronti a spegnere la loro luce da un momento all’altro.
«L’amore, a volte, non basta». La sua voce spezzata e angosciata ha lasciato che il mio cuore si sgretolasse in un secondo.
Finirà davvero così e sarà per sempre? Credo proprio di sì.
Così iniziano i tormenti perché, in quell’attimo, non ti arrendi alla realtà: rimanere senza l’altra metà del tuo cuore.
LUCA
L’ho tradita, umiliata e soffocata nella mia ricerca di perfezione. Quante volte l’ho derisa per la sua semplicità? Quante volte ho odiato il suo essere felice e appagata della vita, in netto contrasto con la mia visione negativa di tutto? Lei, non bella come avrei desiderato o, forse, il problema era proprio il mio: non ero stato in grado di apprezzare una bellezza tutta sua.
Lei, che mi costringeva a suonare il pianoforte, quello strumento tanto odiato da mio padre. La verità è che lo odiavo anche io, tanto quanto lui, ma ho finito con l’amare quei tasti sotto le mie dita. Uno stupido riscatto.
Un demone di nome tormento faceva visita ogni notte alla mia mente. Sprofondavo nello sconforto e la lasciavo: non ero felice. Non ero felice per niente della mia vita! E lei lo era accanto a me.
Pazza!
D’altronde, se non amavo me stesso, come potevo amare lei? Una come lei? Quella ragazza acqua e sapone che si, mi piaceva, ma non da perderci la testa. Non era quello che ci si aspettava da me.
La solitudine mi metteva paura.
Ma l’amore, a volte, non basta. Ho letto questa frase non so dove e ho pensato che fosse la soluzione, sicuramente la migliore. L’ho fatto di nuovo, il 14 febbraio: San Valentino. E quelle lacrime mi sono sembrate come le altre volte. E ho pensato che tanto mi avrebbe ripreso con sé e perdonato.
Mi sbagliavo.
In questi tre anni ho vissuto una nuova vita, ho trovato una nuova compagna, che non è lei.
Ho realizzato che ogni sua parola era giusta, che ogni sua carezza era l’atto di amore più importante della fottuta quotidianità. Ho seguito ogni suo consiglio e sono cambiato, e la coscienza afferma che sono migliore di prima.
Oggi è il 14 febbraio… ho una rosa in mano, davanti al suo portone, per dirle che il suo amore mi basta, ed è il dono più bello che mi potesse fare.