di Mario Antonio Pagaria

Abbiamo fatto un “blitz” a Sant’Anna, presso la “Casa di Giufà”, alla ricerca di realtà nascoste; alla ricerca di realtà “positive”, in una città dove spesso si esaltano i disservizi e le negatività ma dove esistono anche moltissime attività e potenzialità importanti per il bene comune. E così, dopo aver bussato alla porta del Centro Comunale anzidetto, abbiamo “scoperto” un’interessante opera gestita prevalentemente da donne, già da donne; donne che nel “silenzio” , senza fare proclami, quindi senza sbandierare la loro abnegazione,  operano nel sociale e, in questo caso, lo fanno nei confronti dei bambini e dei ragazzi che vivono, anche in  situazioni di  disagio.  Si tratta del progetto di aggregazione riservato ai minori da zero a 18 anni gestito dall’Assessorato Politiche Sociali del Comune di Enna, in ottemperanza alla legge 328 del 2000 e realizzato dalla Cooperativa Asmida, presieduta dal sociologo Apollonio Bruno. E così, specialmente in questo periodo di particolare alienazione dovuto all’isolamento forzato causato  dall’emergenza pandemica, i ragazzi, stanno sperimentando la possibilità di socializzare, grazie alle amorevoli cure dell’equipe composta dall’educatrice Marinella Barbagallo, dagli psicologi Erika Leocata e Michele Nicotra, unico uomo del gruppo,  e delle animatrici Valentina Piazza, Noemi Di Rosa, Erika Crispo, Sabrina Ferrarello e Agnese Bruno. Tutto questo, ovviamente,  in un contesto che non è quello scolastico e dove hanno la possibilità di confrontarsi svolgendo laboratori di cucina, musical, chitarra, creativo, disegno, ballo, canto, lingua spagnola, con un’insegnate di madrelingua, la tirocinante Nerea, ma avendo anche la possibilità di fare i compiti perché è attivo  il doposcuola. I centri di aggregazione come quello di Enna, sono attivi nei sei comuni afferenti al Distretto D22, che si compone, di Enna, Calascibetta, Catenanuova, Centuripe, Valguarnera e Villarosa. Va ricordato che  il progetto, non si rivolge soltanto ai minori ma anche ai contesti familiari che vivono particolari situazioni di disagio. Di primo acchito e volendo banalizzare, il centro di aggregazione potrebbe apparire come un semplice “ritrovo” o “doposcuola”, ma andando “oltre” e soffermandosi ad analizzare il tempo di globalizzazione in cui viviamo, caratterizzato dal predominio dei social, che stanno diventando, quando usati male, un boomerang, con effetti negativi,  soprattutto nei confronti degli adolescenti, molti dei quali ne fanno un uso maniacale, alienandosi, appunto, dalla possibilità di condividere momenti di convivialità con i loro coetanei, disabituandosi a vivere nel contesto sociale, con il rischio di incorrere, superata la fase adolescenziale, in serie problematiche psicologiche . Diventa fondamentale, dunque, il ruolo del Centro di aggregazione, per abituare i ragazzi a confrontarsi, a crescere nel rispetto reciproco e nell’acquisizione dei valori fondamentali della proiezione verso “l’altro”, ovvero dell’altruismo e dell’acquisizione del senso civico che li condurrà verso la formazione di una coscienza, inteso, questo termine, in tutte le sue estrinsecazioni, psicologiche, culturali e politiche.