de Il Tavachino

“Una spina di pesce gli si era fermata in gola e pareva lo volesse soffocare da un momento all’altro. Biagio, mosso a compassione di quel bambino, sollevò gli occhi al cielo e fece sul sofferente il segno della croce”.
Fu quello uno dei miracoli più noti di San Biagio, medico armeno, che si festeggia il 3 febbraio. Stessa data in cui le sorti della sanità della nostra provincia si giocheranno ai dadi. L’evento è stato artatamente poco pubblicizzato. La strategia adottata da un gruppo di cittadini per salvare da lenta agonia i nostri ospedali prevede un basso profilo. Incontri defilati si sono alternati a contatti ad alto livello.
La società civile pare riprendere nelle proprie mani il diritto alla salute. La ormai cronica e grave carenza di medici sta portando al graduale collasso l’offerta sanitaria in provincia. Le liste di attesa per interventi chirurgici ordinari sono ormai bibliche, i turni massacranti dei medici nelle varie corsie o sopra le ambulanze non fanno più notizia. Il silenzio inquietante di migliaia di anziani privi di una assistenza medica moderna ed efficiente ha il sapore di una atroce beffa.
All’appello del 3 febbraio hanno risposto tutti i sindaci della provincia. Saranno al loro fianco anche i due vescovi. Un solo punto all’ordine del giorno : i medici argentini. Un semplice ma forte invito da chi rappresenta 165 mila abitanti e 165 mila anime. Verrà chiesto ufficialmente alla Direzione Sanitaria Provinciale di Enna di preparare in tempi brevi i concorsi per assumere tutti i medici che servono nelle corsie, nei Pronto Soccorso, nelle sale operatorie e negli ambulatori della provincia dei laghi. 600 medici argentini, rappresentanti tutte le specialità, molti dei quali con elevata esperienza, hanno dato la loro disponibilità a trasferirsi da noi , anche con le famiglie . Ne serviranno molti di meno e comunque la precedenza sarà degli italiani, ma bisogna fare presto prima che il collasso sia irreversibile. Sembra una favola
Mussomeli in provincia di Caltanissetta ha dimostrato che invece può diventare una realtà. A suggellare questa soluzione c’è pure un Decreto della Regione Sicilia del 5 gennaio scorso a firma dell’Assessore alla Sanità. Forse si è ad una svolta. Pare che alla riunione sarà presente sia il sindaco di Mussomeli , che è riuscito a far rinascere il proprio ospedale, che l’Ambasciatrice di Confapi in Argentina che ha avuto un ruolo fondamentale nei rapporti con la nazione sud americana. Il ventesimo secolo ha visto schiere di siciliani trasferirsi in Argentina per trovare lavoro.
Lì hanno contribuito a far crescere uno stato dai territori immensi. Nel ventunesimo secolo i nipoti ed i pronipoti di quei lavoratori ritornano in Sicilia in camice bianco per ridarci salute.  Scriveva Sciascia: “Ad un certo punto della vita non è la speranza l’ultima a morire, ma il morire è l’ultima speranza”. In tanti sperano che fra qualche giorno questo aforisma venga invertito e che un miracolo si compia.