Leonforte“La Sicilianità come tratto distintivo del personaggio Pietrangelo Buttafuoco. L’amore per la nostra Terra traspare dal Suo linguaggio e dalle Sue parole.  Lo stile di scrittura, unico, non abbandona mai il costrutto tipicamente siciliano, ma lo affina e lo adatta a un registro linguistico aulico, che attinge alla mitologia classica e alla filosofia”. La motivazione del Premio alla Sicilianità 2017 a Pietrangelo Buttafuoco, rappresenta la perfetta sintesi della serata finale del Premio Città di Leonforte. Amore per una terra martoriata, sì, ma costellata anche di esempi virtuosi che delle eccellenze territoriali fanno vanto. E l’allestimento scenico per la cerimonia di premiazione non poteva che ispirarsi a questo. Non mancava proprio nulla. C’era il sacro – con un piccolo altare di S. Giuseppe, elegantemente drappeggiato – e c’era il profano, la birra, beatamente apparecchiata sul bancone di un bar. E c’erano i numerosissimi protagonisti di teatro, micronarrativa, giurie tecniche, Roberto Cohiba e Mara Cascio, Pietrangelo Buttafuoco e ancora Sandro Rossinopatron di questa edizione – e c’ero io, che del concorso ho curato la sezione letteraria.
Da questa terra tocca ripartire, non partire”, a queste parole del cantautore ennese Roberto Cohiba hanno fatto eco quelle appassionate di Buttafuoco. Si commuove, Pietrangelo. Si commuove per la memoria tributata al suo amico, Emilio Speciale. Si emoziona in una strabuttanissima Sicilia che continua a profumare di gelsomino nonostante tutto. Fatta di attese, struggimento ad ogni partenza e vivaci contraddizioni. Perché siamo carne e spirito, cielo e terra insieme, noi siciliani. E magma, aggiungerei. Siamo fatti della stessa sostanza di mamma Etna, noi che viviamo e gesticoliamo e parliamo e patiamo sempre allo stremo, infuocandoci. Incontro, mescolanza, ibridazione. Questo siamo e questo è il senso di quanto minuziosamente cesellato dal mastro orafo Filippo Pagano per lo scrittore. Tre archi – tre di ventiquattro cannola – tre culture, a comporre la nostra personalissima Triskele, quella indelebile che rechiamo dentro.
Micronarrativa
Sulla strada lastricata di scetticismo, continua a guadagnare spazio la micronarrativa. Al-ḥajar al-aswad, la Pietra nera del peccato, per gli ortodossi abusivamente incastonata nel corpus del vecchio premio, la loro Mecca. Hanno memoria corta, costoro. Non ricordano le antiche aspirazioni della prima edizione in cui, nero su bianco, si suggellava il patto, la precondizione necessaria: il Premio (letterario) Città di Leonforte deve essere riflesso ed emblema delle connotazioni culturali contemporanee. Non un agone tra tanti, ma spirito dei tempi. Questa ritrovata identità, tuttora, regala al territorio il primato nel suo genere. Non vi è, almeno in ambito regionale, un solo contest letterario dedicato al genere che esca dalla virtualità in cui è nato e che porti lo scritto e l’autore alla tangibilità del reale. La nuova veste, al pari di uno sguardo ammaliante, richiama l’attenzione crescente di talenti della scrittura, case editrici, giornalisti e chiunque, per diletto o per lavoro, maneggi la parola quotidianamente.  Gli scritti vincitori sono punto culminante dell’estro creativo, che non abbandona mai quelle radici germinate tra le piaghe del reale.
È così che il terremoto che ha piegato il Centro Italia è divenuto lirico tra macerie e frantumi, barboni bolscevichi e geografie smarrite. Il vuoto inglobante l’uomo si fa strada tra quei buchi neri dell’io, adeguatamente coperto da facce vendute come maschere, in edizione deluxe. Sguardi nuovi e storditi si affacciano a un mondo estraneo con la pelle tirata, scura, e il sale biancastro a macchiarle al termine di una traversata. La notte fa da cornice a intimi canti, tramati con amore, come fossero una luminosa filigrana.
Teatro
Il teatro spicca il volo e non poteva essere altrimenti. La certosina organizzazione messa a punto dai componenti del team teatro – attori provenienti dalle diverse compagnie presenti sul territorio – non ha trascurato nulla. E l’eco di questo riconoscimento ufficiale, nell’ennese l’unico, giunge a coprire l’intero territorio nazionale. Ancora una volta, la giuria tecnica capitanata da Walter Amorelli ha garantito una rassegna di qualità, capace di portare in scena le tante anime del teatro. Dalla visual comedy, regina della risata, dell’Associazione culturale Theatre DeGart (Un’improbabile storia d’amore), all’omaggio alla grande tradizione di pupi e pupari reso dall’Associazione culturale Retablo (Turi Marionetta). Dal teatro corale della Compagnia Costellazione (Chocolat: una commedia peccaminosamente deliziosa) al teatro contemporaneo della compagnia Mezz’Aria (Aquiloni).
“Il teatro resiste come un divino anacronismo”, scriveva Orson Welles.  Esiste, resiste, anima e nutre un territorio.
Ad maiora!
Alessandra Maria
Vincitori Micronarrativa
1^ Kristine Maria Rapino – Chieti
2^ Lino De Benedetto – Uggiano La Chiesa – Le
3^ Anna Lisa Leotta – Belpasso – Ct
Premio Emilio Speciale Sabina Carrozzini – Ponte – Bn
Premio Enzo Barbera Luigi Trincia – Norcia – Pg
Premiati Teatro
Migliore Spettacolo
Aquiloni – Mezzaria Teatro di Catania
Migliore Regia
Nicola Alberto Orofino per Aquiloni – Mezzaria Teatro di Catania
Gradimento del Pubblico
Una Improbabile Storia d’Amore – Ass. Cult. Degart – Giardini Naxos
Miglior Attore Protagonista
Francesco Bernava nel ruolo di “Salvo”per Aquiloni – Mezzaria Teatro di Catania
Miglior Attrice Protagonista
Alice Sgroi nel ruolo di “Maddy” per Aquiloni – Mezzaria Teatro di Catania
Miglior Caratterista
Daniele Segalin nel ruolo di Dandy Danno per Una Improbabile Storia d’Amore – Ass. Cult. Degart – Giardini Naxos
Miglior Allestimento
Compagnia Costellazione – Formia per CHOCOLAT: una commedia peccaminosamente deliziosa
Premio speciale Giuria tecnica
Savì Manna per TURI MARIONETTA Ass. Cult. Retablo – Catania
Premio speciale Giuria Tecnica
Jacopo Veronese per HOOD  Compagnia del tempo perso di Rho (Mi)
Premio speciale Giuria Tecnica
Nicoletta Fiorina Per Di Concetta e le sue Donne
Compagnia Nave Argo – Caltagirone