Il Consiglio Comunale di Enna è riuscito a fare commissariare il comune per non aver approvato in tempo il Piano Regolatore Generale. Accade, accade spesso in Sicilia che discutendo delle sorti del territorio, si finisca per uscire fuori dai tempi previsti per l’approvazione di quello che è lo strumento fondamentale, l’idea stessa della città presente e futura. Ad Enna, però, la cosa è ben diversa. Il vecchio Piano Regolatore, quello pensato negli anni ’60, era scaduto oltre un quarto di secolo fa.
Da allora, mentre si perdeva tempo per assegnare la redazione ad uno studio competente, per dare le direttive, per sentire anche il territorio, la città è mutata senza alcuno strumento. Da allora ad ora, per avere idea di quanto Enna sia cambiata, abbiamo in più tutto il nuovo Ospedale, l’Università, gran parte delle abitazioni di Enna Bassa, le nuove costruzioni a Ferrante, Baronessa, Santa Caterina, l’area artigianale di Gentilomo – Santa Panasia…
La città ha quasi raddoppiato il suo volume in vani, divenendo una tentacolare e pessima micro Los Angeles, un luogo dove per comprarti una forma di pane devi prendere l’auto e farti 4 o 5 chilometri di strada. Perchè tutto questo? Penso sia ben chiaro, per speculare tranquillamente andando avanti a suon di varianti, costruendo in luoghi improbabili altrettanto improbabili cose. Le pendici, soprattutto quelle a Sud, sono letteralmente infestate di case, villette, casupole, palazzine, molte di queste costruite direttamente sulle deiezioni di antiche frane, magari accanto agli enormi massi di calcarenite caduti dalla costa rocciosa superiore e testimoni di come la montagna possa comunque venire giù. I costi di mantenimento della città si sono decuplicati e la popolazione è calata. Servire una zona così grande per la raccolta dei rifiuti, per la illuminazione pubblica, per la distribuzione dell’acqua potabile, per il servizio di trasporto urbano, per la depurazione richiede spese immani. Di contro, però, chi è stato in Consiglio Comunale ha potuto, se ha voluto, giocarsi la carta del favore al tipo che doveva costruire lì dove era previsto un vincolo che so, per la tangenziale Sud.
Oggi siamo giunti all’atto finale, al teatrino, una Regione Siciliana alla frutta commissaria una città incapace di darsi una minima regola. Personalmente non ho problemi a dirlo, per quel che ho visto del PRG proposto non mi piace. Lo vedo vecchio, improntato ad un’idea di città molto poco sostenibile, ma almeno e comunque, sarebbe stato un canovaccio di regole dal quale partire. Pazienza, ce lo terremo così, imposto dall’alto, e scopriremo mano a mano che cosa quel piano ci ha riservato per il futuro!

Giuseppe Maria Amato