di Josè Trovato

In memoria di Elisa.

Voglio chiudere il capitolo con un’enfasi che ritengo dovuta. Elisa Valenti aveva ventitré anni quando fu ammazzata, ha pagato con la morte la sua storia d’amore. Non era vicina a giri loschi né ad attività illegali: era solo una ragazzina innamorata. La Prefettura e il ministero dell’Interno le hanno riconosciuto lo status di «vittima incolpevole della mafia». È vergognoso che nessuno a Leonforte e nel resto della provincia di Enna abbia pensato di dedicarle una via, una piazza o una stele. Vi dico come la penso? Non ci hanno badato, impegnati come sono a leggere le cronache di questa vicenda quasi infastiditi perché, adesso basta, «se n’è parlato fin troppo». Sarebbe però ora che aprissero gli occhi: una comunità che non onora le proprie vittime non ha dignità!
Correva l’anno 2014 quando ho dedicato questo pensiero a Elisa nel mio libro Mafia balorda. Da allora non è cambiato nulla, salvo qualche chiacchiera al vento. Oggi finalmente c’è una proposta concreta per ricordare questa povera ragazza. L’ha protocollata l’assessore alla Cultura del Comune di Leonforte Maria Grazia Li Volsi ed è avallata dal sindaco Carmelo Barbera.
Per chi non conoscesse la storia, vi ricordo brevemente la fine che ha fatto Elisa, uccisa assieme al suo fidanzato Filippo Musica da un commando di killer capeggiato dal leonfortese Rosario Mauceri, un “avvicinato” del boss di Enna Gaetano Leonardo, detto Tano u liuni. Mauceri e Musica avevano avuto lunghi contrasti fin quando, il 30 giugno 1999, il primo organizzò una spedizione di morte per eliminare il rivale, avvalendosi di persone di sua fiducia.
I killer “prestatigli” da Leonardo infatti lo avevano bidonato. E sapete perché? Perché con Musica c’era Elisa. Giunti a Leonforte, resisi conto della sua presenza, dissero all’ideatore del delitto, grossomodo: “Noi non la ammazziamo una ragazza”. Così Rosario Mauceri fece da sé. Elisa ebbe la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, quella maledetta notte. Morì per mano dei killer, che approfittarono della sua presenza per uccidere Musica: iniziarono a sparare non appena si aprì la porta della casa rurale, in contrada Picinosi, dove si trovavano le vittime. Ad aprirla era stata Elisa, che stava uscendo per tornare a casa con il motorino.
Una morte iniqua.
Tutti gli assassini sono stati condannati. 
Oggi è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. E’ un’idea condivisa anche dall’Università Popolare e dall’amica dottoressa Gabriella Grasso, che lesse pubblicamente il ricordo di Elisa nell’ambito di una presentazione del mio libro, nel salone del Circolo di Compagnia.  E’ giunto il momento di far cessare ogni indugio. Per questo, in veste di presidente della Pro loco di Leonforte, lancio la mia proposta, già anticipata al sindaco e alla famiglia di Elisa: intitolare a lei il salone d’ingresso della Villa Bonsignore di Leonforte, sede della nostra associazione. 
Sarà un modo per ricordare questa ragazza e per esprimere con una sola voce, cittadini e amministratori, il nostro no alla presenza della mafia a Leonforte. Un gesto concreto per rimarcare la nostra distanza dagli assassini di ieri e dai mafiosi di oggi. E perché domani, Cosa Nostra, non vinca più.