di Josè Trovato

TROINA. La Corte di Cassazione annulla con rinvio una parte della sentenza Discovery, ma passano in giudicato varie accuse. Spicca tra le altre il riconoscimento definitivo della colpevolezza del cinquantatreenne Davide Schinocca per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso aggravata: l’esser stato il rappresentante del clan dal 2012 in poi, per almeno tre anni. Per Schinocca la Corte d’appello di Caltanissetta dovrà ridefinire il trattamento sanzionatorio: i giudici in pratica dovranno rivedere, riducendola, la condanna a 18 anni che gli è stata inflitta in secondo grado nell’autunno del 2019. Ma la sua responsabilità penale, come detto, non è più in discussione: fu lui a capeggiare il clan di Troina, un gruppo criminale collegato ai Santapaola.
La Corte di Cassazione ha escluso invece la colpevolezza, per l’accusa di associazione mafiosa, di Salvatore Barbera, per cui si tornerà in appello ma solo con le accuse di tentata estorsione e porto d’arma abusivo. In appello, si ricorda, Barbera aveva preso 13 anni, pena che dovrà scendere parecchio, tenuto conto dell’esclusione del reato più grave. L’annullamento relativo al trattamento sanzionatorio, oltre a Schinocca, riguarda anche Domenico Sotera e Luigi Compagnone, che avevano preso 13 anni ciascuno. Pure per loro la pena dovrà scendere. Inoltre, per Domenico Sotera e Compagnone è stata esclusa la cosiddetta “aggravante mafiosa” da un’accusa di furto all’interno di un fondo agricolo. Escluse poi le aggravanti contestate a Seby Grasso, Cristian Modica e Sebastiano Foti, relativamente alle due accuse di estorsioni con il “cavallo di ritorno”. Grasso in appello aveva preso 10 anni, Modica 8 anni e Foti 7. Anche per loro comunque si tornerà in appello. Grasso, Modica e Foti, accusati di reati commessi a Cerami, non c’entrano con l’organizzazione mafiosa troinese, tant’è che furono coinvolti in una seconda operazione, l’operazione Discovery 2, che riguardava solo Cerami.
Riguardo alle altre accuse, la Cassazione ha rigettato i ricorsi di Davide Schinocca, Domenico Sotera, Luigi Compagnone, Salvatore Barbera, Seby Grasso, Cristian Modica e Sebastiano Foti. Rigettati anche i ricorsi di Giuseppe Zitelli, di cui diventa definitiva la condanna a 8 anni per una estorsione; di Gaetano Sotera, che ha preso 9 anni per una rapina a Cerami (pure lui fu coinvolto nell’inchiesta Discovery 2, dunque non con il gruppo di Troina); e di Giuseppe Sotera, troinese, che ha preso 1 anno e 6 mesi per porto illegale di un’arma.
Si è chiusa così dunque l’udienza in Cassazione. L’appendice finale riguarderà nuove udienze a Caltanissetta. Ma ieri è stato un momento importantissimo per il processo “Discovery”, dal nome dato dalla polizia all’operazione antimafia con cui, la sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile di Enna, nel 2015, coordinata da procuratore aggiunto di Caltanissetta Roberto Condorelli, ha disarticolato un clan mafioso collegato ai Santapaola, che ha cercato di assumere il controllo delle estorsioni a Troina. In primo grado la sentenza era stata emessa dal Tribunale collegiale di Enna, presieduto dal giudice Francesco Paolo Pitarresi (giudici a latere Nelly Gaia Mangiameli e Andrea Agate); in appello dalla Corte nissena presieduta da Pasqua Seminara, consiglieri Emanuele De Gregorio e Salvatore Faro Faussone
Il Comune di Troina, che si è costituito parte civile per volontà del sindaco Fabio Venezia, è assistito dall’avvocato Salvatore Timpanaro, che ha rappresentato l’ente nei vari gradi di giudizio. “L’ente – ha spiegato l’avvocato Timpanaro in una sua memoria – si costituisce e agisce non solo per tutelare l’amministrazione, bensì la comunità di cittadini rappresentati, sul presupposto che il  fatto stesso che la comunità  locale troinese, operosa  e  fattiva, e  quindi  la sua rappresentanza istituzionale possano essere associate alla presenza di organizzazioni criminali e al pericolo derivante dai reati da loro commessi, costituisce un danno rilevantissimo suscettibile di risarcimento. Ha agito anche in tutela di interessi superindividuali (comprensivi sia degli interessi collettivi, che di quelli diffusi) propri della sua comunità, e non solo a tutela di un danno subito dall’amministrazione stessa”.