Operativi presso l’Umberto I, durante l’emergenza Covid 19, soltanto alcuni reparti di emergenza e tra questi la Cardiologia diretta dal dottor Lello Vasco al quale abbiamo rivolto alcune domande sulla gestione dell’emergenza medesima sia per i casi di Covid afferenti al reparto da egli diretto sia per la gestione dei pazienti che il reparto stesso segue in regime di ordinarietà.
Quali sono i rapporti diagnostici tra l’infezione  da Coronavirus e l’apparato cardiocircolatorio? “Sempre di più l’infezione da Sars-CoV-2 si configura come un quadro complesso, che coinvolge diversi organi compreso il cuore con il conseguente maggior rischio  di infarto. I danni diretti del virus sul muscolo cardiaco, possono provocare  anche  gravi  aritmie o miocarditi Si tratta di una risposta patologica dell’apparato cardiovascolare in caso d’infiammazione particolarmente intensa.  I dati in arrivo  dalla Cina dimostrano che  un paziente ricoverato su cinque (il 19,7 per cento del totale ndr)  ha presentato  un danno cardiaco in caso di infezione. La presenza di cardiopatia rappresenta di per sè  un segnale d’allarme specifico per chi affronta l’infezione e per chi deve trattarla. Infatti se il cuore viene “attaccato” dal virus si può ipotizzare una prognosi peggiore per il malato”.
La cardiologia da lei diretta, come ha gestito il rapporto di cui ha parlato poc’anzi? “La nostra unità operativa sin dal primo momento ha garantito un’assistenza cardiaca differenziata per i malati Covid attivando all’interno del reparto una UTIC Covid nella quale cardiologi e personale  infermieristico  sono stati impegnati in favore dei pazienti cardiopatici  affetti da Covid 19. Devo per questo ringraziare con grande convinzione tutti coloro che nel reparto si sono spesi senza risparmiarsi in  per lottare contro la pandemia.  Tutto cìò è avvenuto anche in presenza di carenza di personale medico ed infermieristico  prestato ai reparti Covid delle malattie infettive  anch’essi impegnati in prima linea in quesa difficile battaglia.  Battaglia che sono sicuro vinceremo perché all’interno dell’Umberto I si è riscoperta una grande solidarietà e collaborazione fra i colleghi  rianimatori, infettivoligi e  i cardiologi che ha consentito una sinergia fra discipline diverse. Una sinergia che  ha decuplicato la forza e l’efficacia degli interventi”.
Come vi siete organizzati? “Durante le fasi calde la Cardiologia ha garantito in ogni caso il funzionamento dell’ambulatorio di cardio oncologia, le viste indifferibile in favore di cardiopatici scompensati che sono stati raggiunti per via telefonica dal personale del reparto per verificarne lo stato di compenso e programmare la visita in tempi brevissimi.   Non ci siamo fatti prendere dal complesso del virus, abbiamo mantenuto la calma cercando di evitare danni a pazienti No covid che rischiavano di essere trascurati”.
Il rapporto con gli altri reparti e in particolare con le aree Covid? “È stato fondamentale creare una sinergia tra i reparti. L’Umberto primo si è caricato sulle spalle il compito di affrontare l’emergenza. Alcuni reparti sono stati temporaneamente spostati presso il Chiello. Il sacrificio è stato premiato. Ora si penserà a ritornare alla normalità. I pazienti “ordinari”  potranno rivolgersi nuovamente ai nostri ambulatori ed essere seguiti con l’attenzione abituale. Questa esperienza ha fortificato il nostro impegno. Non è ancora finita ma la pressione è diminuita e torneremo gradualmente alla normalità. Devo dire che vedere guarire tanti pazienti colpiti dall’infezione ha rafforzato la fiducia di tutti gli operatori in se stessi e sul valore della sanità pubblica”.

Mario Antonio Pagaria