di Salvo La Porta

Praticamente, ha l’età della più grande delle mie figlie, Agata, laureata (forse un tantino più preparata di lei) in Scienze pedagogiche all’Università di Catania.
Per questo, mi fa anche un po’ di tenerezza, per quello che dice, per come lo dice, per come si atteggia e per il modo in cui pontifica di Pedagogia.
Della sua carriera scolastica non so nulla e non ho interesse alcuno di saperne qualcosa.
Sono tra quelli che hanno fatto proprio il motto “operibus credite” ( credete nelle opere).
Per cui, poco mi importa la votazione con cui si è laureata, l’argomento della tesi di laurea e quanto di altro possa avere fatto nel mondo della Scuola in generale ed in quello accademico in particolare.
La guardo quasi con la tenerezza di un padre e, credetemi, se fosse mia figlia, le consiglierei di trovare uno di quei vecchi professori di Liceo, ormai in pensione, che neppure da giovani si lasciavano tentare dalle belle donne.
Per carità, andrebbe bene anche un’attempata professoressa che, libera dagli impegni delle attività didattiche, potrebbe aiutarla a mettere un po’ di ordine nelle sue, diciamolo pure, confuse teorie pedagogiche.
Per dirla con Tognazzi, appunto, ci vorrebbe un “rinforzino”. Il tempo e il luogo dovrebbe indicarli lei, perchè si sa che i Ministri sono molto occupati.
Si eviterebbe, di certo, molti di quei terribili scivoloni, che stanno caratterizzando la sua carriera ministeriale.
Sul Corriere di oggi, Massimo Gramellini, nella sua prestigiosa rubrica, si sofferma con molta indulgenza sull’affermazione della Ministra, secondo la quale “gli studenti non sono imbuti da riempire”, dimenticando che un imbuto non può mai essere riempito, poiché si tratta di un utensile che serve a travasare un liquido da un recipiente ad un altro.
Proprio perchè molto indulgente, evita di soffermarsi su due altri scivoloni della responsabile del Ministero di Viale Trastevere.
Primo scivolone: l’ineffabile Signora afferma che il programma non esiste più, poiché è ormai una parola “vetusta”, conferendo all’attributo il significato di vuoto, desueto… quasi dannoso.
Se avesse consultato più spesso e meglio il dizionario Treccani, saprebbe che vetusto “si dice per lo più di cosa cui l’antichità stessa conferisca prestigio e un carattere augusto”.
E ancora che (secondo scivolone) la scuola dovendo offrire competenze e contenuti non abbisogna di programma.
Dimentica la Ministra che iniziando una qualsiasi opera, anche la più banale, se si vuole che vada a buon fine, è necessaria una seria programmazione, che faccia riferimento ad altrettanti programmi di massima.
Non riesco con tutta la buona volontà ad immaginare un’azione educativa priva di un programma.
Si. Un “rinforzino” ci vuole proprio! Le servirebbe anche per essere più sicura nell’uso dei congiuntivi.
Mi faccia sapere. Se non dovesse trovare, pregherò qualcuno dei miei ex allievi di venirle incontro, aiutandola gratuitamente.