di Josè Trovato

LEONFORTE. Un assolto con formula piena, due prosciolti perché ritenuti meri consumatori di stupefacenti e otto accuse cadute in prescrizione, perché le ipotesi di spaccio di droga sono state ritenute “lievi” e in certi casi risalgono anche a oltre dodici anni fa. Si è chiuso così, con la sentenza emessa dal Presidente della sezione penale del Tribunale di Enna Francesco Paolo Pitarresi, il processo “Granfonte”, dal titolo dell’inchiesta dei carabinieri di Enna che ha scoperto giri di droga a Leonforte provenienti da via Zia Lisa di Catania, tra il 2007 e il 2008.
Prosciolto con formula piena il giovane leonfortese D.C., difeso dall’avvocato Damiana La Delfa, di cui è stata riconosciuta la totale estraneità ai fatti. E va sottolineato che per lui – che era finito sotto processo come tutti gli altri per un’ipotesi di spaccio di una non meglio identificata sostanza stupefacente – in aula non sono emerse intercettazioni, telefoniche né ambientali, a supporto dell’accusa, tant’è che il presidente Pitarresi non ha emesso sentenza di “non doversi procedere”, così come per tutti gli altri (tecnicamente, se non avesse ravvisato una piena evidenza della sua totale estraneità ai fatti, avrebbe potuto dichiarare il reato prescritto), ma lo ha assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, ai sensi del primo comma dell’articolo 530, che si applica quando il reato viene ritenuto proprio insussistente o non commesso. E l’avvocato La Delfa adesso esprime piena soddisfazione, definendola “una sentenza autorevole e giusta”. “E’ una sentenza di cui siamo estremamente contenti – afferma – poiché il mio cliente, che ha sempre rivendicato a gran voce la propria innocenza, ne ha ottenuto adesso un pieno riconoscimento”.
Non doversi procedere per uso personale per i leonfortesi L.P. e S.M.. Non doversi procedere per prescrizione, previa derubricazione del reato nella forma “lieve” per gli altri otto imputati, tra cui due donne. Sono F.B., S.D., R.F., R.L., L.S., G.S., F.P. e E.P.. Di un dodicesimo imputato è stato dichiarato il non doversi procedere perché nel frattempo è deceduto. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Ones Benintende, Giuseppe Greco, Alessandro Di Stefano e Vincenzo Franzone.
L’inchiesta, si ricorda, è l’ultimo filone della più ampia operazione Granfonte, in cui i militari avevano stretto le manette ai polsi di otto persone, ma nessuno tra di loro figura tra coloro per cui si è giunti adesso a sentenza. Alcuni patteggiarono le pene, altri furono condannati. A quattro di essi era stata anche contestata, originariamente, l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di cocaina. Per i dodici odierni imputati, invece, le ipotesi di reato, a vario titolo, erano relative a singole cessioni di stupefacenti, in certi casi anche di droghe non meglio definite.