di Rosalia Passamonte

Oggi la moda, soprattutto quella seguita dai giovani, è basata sul “casual”, sull’improvvisazione, sull’invenzione creativa.
La moda è la tendenza dell’uomo ad appartenere ad un gruppo sociale che condiziona e permette di catalogare ogni individuo.
Tra i giovani il fatto di entrare a far parte di un gruppo sta a significare anche rifarsi a caratteristiche come il modo di vestire che li rendono simili agli altri.
Tradizionalmente il formarsi delle mode è stato interpretato dagli studiosi come un meccanismo di “imitazione/differenziazione” tra gli individui, che prevede l’esistenza nella società di una struttura a piramide: secondo questa teoria, l’abito adottato dagli esponenti della classe al vertice verrebbe progressivamente imitato dagli strati sociali inferiori, dando luogo a un processo di diffusione che toglie al capo originario la sua caratteristica di status symbol, in grado di differenziare chi lo porta. I ceti superiori sono così spinti a ricercare continuamente nuovi stili propri che a loro volta, col tempo, verranno adottati o imitati, avviando così un processo a catena.
I primi fenomeni di variazione della moda nel campo dell’abbigliamento si sono riscontrati in Italia e in Francia alla fine del Medioevo, con lo sviluppo dell’epoca moderna; nello stesso periodo iniziò anche un processo di maggiore diversificazione tra l’abbigliamento maschile e quello femminile che avvenne anche nei vari ceti sociali. Una volta, come accade ancora tutt’ora, non tutte le persone avevano la possibilità di seguire ciò che dettava la moda creando una certa spaccatura. Basta pensare che gli abiti delle classi popolari si modificarono molto più lentamente fino all’Ottocento, quando la seconda rivoluzione industriale rese più semplice ed economica la produzione di tessuti e abiti. A partire dall’Ottocento si assistette a un ritorno dell’abbigliamento ricercato, soprattutto femminile, legato allo sviluppo dell’alta moda: nacquero infatti i primi atelier dei grandi sarti.
Dopo la prima guerra mondiale, le donne che avevano iniziato a ricoprire ruoli in passato ricoperti esclusivamente dagli uomini, incominciarono ad aspirare ad abiti pratici e funzionali e ad acconciature semplici: accorciarono le gonne, cominciarono a indossare i pantaloni e a portare i capelli molto corti. Si trattò probabilmente della prima vera e propria rivoluzione nella storia della moda.
Un fenomeno di portata altrettanto sconvolgente fu rappresentato dalla moda giovanile degli anni Sessanta, dalla quale derivò la progressiva affermazione dell’informalità del vestire casual, della funzionalità dell’abbigliamento sportivo e, in particolare, dei blue-jeans. Emerse così di conseguenza una nuova figura di stilista, che a partire dagli anni Ottanta cominciò a dettare legge nel modo di vestire, grazie anche al successo di alcune firme italiane, da Armani a Versace a Ferré.
Tornando alla moda di oggi, si può notare come si tenga conto di molti fattori: l’innovazione, l’accessibilità, l’interesse, la praticità.
La moda ha maggiore influenza soprattutto tra gli adolescenti perché, essendo in fase di crescita, cercano di consolidare certezze e autostima, il modo in cui ci si veste a volte serve anche a nascondere paure, insicurezze, disagi, mentre per gli adulti può esprimere l’appartenenza ad una classe sociale. Ma essendo le mode sempre momentanee, decadono in fretta e vengono sostituite, rinnovando questo processo. Oggi tutto nasce dal bisogno di far denaro, di proporre e vendere in continuazione: è la logica del consumismo.
A dettar moda non sono solo gli stilisti e le persone famose, ma i talkshow che, anche se trasmettono un messaggio negativo ai giovani (da un uso di italiano scorretto o a un linguaggio volgare come nei reality show), lanciano mode e tendenze, facendo pressione e attirando sempre di più i ragazzi.
Secondo gli ultimi dettami della moda, bisogna essere magri, palestrati, vestiti in maniera “trendy” o “fashion” per imitare l’idolo musicale, l’attore del momento.
Anche il trucco assume molta importanza. Sotto la spinta delle pubblicità giungono sempre nuovi prodotti: creme antirughe, mascara per ciglia sempre lunghissime, rossetti per labbra voluminose. Il risultato è che, a fianco di visi “acqua e sapone”, compaiono maschere da carnevale!!
Ma il desiderio di essere e diventare un’icona tra gli amici, comporta anche a gravi disturbi che nel passato neanche esistevano: come l’anoressia e quindi la ricerca del fisico da “top model”, ma ciò anche se è difficile da accettare è causato dalla moda, che ama più di ogni altra cosa (ad esempio la salute) ragazze sottili, alte ed affascinanti senza badare all’aspetto interiore.
In altre occasioni, il problema si presenta guardando le copertine delle sfilate o i cataloghi di case d’abbigliamento, le cui modelle hanno perennemente scoperta una pancia piatta, con l’ombelico ornato da piercing. Questo sta ad evidenziare come la moda si sia evoluta.
Di certo ognuno è libero di coprirsi o scoprirsi la pancia, farsi un tatuaggio o un piercing ma tutto questo nei limiti del possibile; si dovrebbe evitare così di metter in gioco solo ed esclusivamente il nostro aspetto fisico e puntare di più sul nostro intelletto, poiché come dice il proverbio “non è l’abito che fa il monaco”. La bellezza è un aspetto soggettivo e non bisogna generalizzare; ognuno è bello a modo proprio. È fondamentale però che prima di farci piacere dobbiamo piacerci, non imitando qualcuno o qualcosa, ma mostrando qualche nostra particolarità sia dal punto di vista fisico che intellettuale che in primis piaccia a noi stessi.