di Giovanni Vitale

Da un decennio abbiamo i social media e da oltre un trentennio l’accesso al Web, l’internet!
Da quando, negli anni ’90, con un computer portatile, dotato di modem a 33k rumorosissimo e per gli standard odierni lentissimo, mi collegavo ad internet telefonando in interurbana all’unico nodo disponibile di un server a Padova, sembra di vivere in un altro mondo. Era molto costoso e per regolarsi si usava un programma MQMC (Ma Quanto Mi Costa) che ci diceva quanto stavamo spendendo durante la connessione. C’erano pochissime ‘pagine’, per lo più in inglese, e ci voleva molto tempo per ‘aprirle’. Nei primi ‘forum’ (gruppi) si era in pochi e parecchi erano falsi profili di burloni. Ma sognavamo già un Web ricco d’informazioni, di comunicazione e possibilità di connessione con le più svariate persone al mondo!
Era, insomma, come navigare con una barchetta a remi nell’oceano. Oggi lo facciamo coi transatlantici e c’è anche chi solca l’immensità degli abissi, il ‘dark web’ che gran parte dei cibernauti nemmeno conosce!
Oggi siamo quasi tutti, costantemente interconnessi: scriviamo, parliamo e ci scambiamo immagini in modi che a “quel tempo” era pura fantascienza. La sociologia ci spiega che sta perfino mutando il significato di tali pratiche, cioè che il “senso” della scrittura e delle immagini, delle parole e dei fotogrammi diventa sostanzialmente diverso. Ce ne stiamo rendendo tanto più conto durante la pandemia che ci spinge massicciamente alla connessione “virtuale”.
Quando, solo una diecina d’anni fa, con N. Jurgenson e P. A. Spadaro SJ dicevamo che, appunto, la distinzione allora in voga fra ‘reale’ e ‘virtuale’ si sarebbe attenuata fino sparire, a fonderne il senso, a tanti risultavamo dei visionari. Che il web costituiva un ‘ambiente’ da vivere e non, come ancora qualcuno si attarda a fare, uno ‘strumento’ da utilizzare e che frequentarlo avrebbe richiesto nuove categorie interpretative ed adeguati protocolli etici e comportamentali, ai più sembravano speculazioni astratte da sognatori visionari. Poi, pian piano, ci ha seguiti qualche accademico più emancipato (quasi sempre senza renderne merito a chi lo ha preceduto) e la questione ha guadagnato consensi di pubblico ed approfondimenti di studio.
La verità è che nell’arco di pochi anni siamo passati a vivere in un altro mondo, come lo fu con la scoperta delle Americhe! E proprio perché i nostri tempi d’abitudine non sono idonei a tanta velocità che certi argomenti ci sembrano difficili, ostici e che si possa reagire disinteressandosene. Ma, appunto, è solo questione di tempistica, chi vivrà vedrà!