di Giovanni Vitale

Che le piante comunichino è noto da tempo ma è solo da un paio di decenni che se ne studiano, sistematicamente, i processi. Ciò che si va scoprendo è sorprendente e, per certi aspetti, stupefacente.
Ora si sa, ad esempio, che le piante sono sensibili ai suoni ma non a tutti: solo alle frequenze più basse (100/500 Hz) come al suono dell’acqua che scorre; per cui parlare o, addirittura, cantare alle piante non serve a nulla!
Si è anche capito che fra loro comunicano producendo, alla bisogna, specifiche sostanze chimiche e che nel riceverle reagiscono di conseguenza, sia per segnalare e accedere ai nutrienti che per difendersi dagli attacchi parassitari; in certi casi perfino a prevenirli se si tratta di fenomeni ricorrenti. Negli anni ’90, a seguito della strana morte di migliaia di antilopi in Sudafrica, si scoprì che le acacie di cui si nutrivano a un certo punto cominciavano a produrre elevate dosi di tannini la cui tossicità risultava letale. W. van Hoven, biologo di Pretoria, ha dimostrato che le acacie rovinate dal passaggio delle antilopi emettono una sostanza volatile, l’etilene, che stimola nelle altre piante la sovrapproduzione di particolari tannini che sollecitano la composizione (li ‘precipitano’) di alcaloidi nocivi. Così le piante “avvertono” le altre dell’avvinarsi del pericolo facendoglielo prevenire, appunto.
Si sta anche studiando la capacità che hanno le piante di produrre segnali elettrici. Ci riescono filtrando determinate molecole attraverso le membrane del sistema vascolare che, dalle radici alle foglie e viceversa, conduce la linfa vegetale. Curiosamente ciò è, per certi versi, simile a quel che fanno le sinapsi nervose degli animali e del cervello umano. Tanto da affrontarne la questione dalla prospettiva neurobiologica.
Recentemente, poi, si esaminano le piante proprio per tali risorse e per la particolare intelligenza che manifestano, così da riprodurla artificialmente. Abbiamo in Italia, a Pontedera, un centro ricerca all’avanguardia (fondato e diretto da S. Mancuso, neurobiologo) nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e la Robotica vegetale. Essendo la capacità ‘intellettiva’, cioè adattiva delle piante, non individualmente centralizzata come negli animali ma diffusa, a rete come lo è Internet, si stanno sviluppando tecnologie intelligenti non realizzabili con le procedure consuete: ad esempio piante-robot che permettono la bonifica di terreni fortemente inquinati o  minati individuando, con precisione e senza pericoli inaspettati, i depositi di sostanze venefiche o di bombe disseminate e abilmente occultate nel suolo.
Insomma le piante non solo comunicano ma elaborano sistemi di adattamento e controllo dell’ambiente per certi aspetti più e meglio degli animali, con modalità e tempi del tutto specifici che solo da poco cominciamo a comprendere ma che si stanno già rivelando preziosissimi.