di Mario Antonio Pagaria

21 marzo.
Ieri ricorreva la giornata dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie ma anche la giornata mondiale della poesia oltre che la giornata mondiale delle persone con sindrome di Down. La primavera è la suggellazione della rinascita della natura. Tornando da Siracusa, dove mi sono recato come giornalista, per fare un articolo, approfittando di ció per andare a far visita alla Madonna delle lacrime, ricordando ogni tanto, che i miei ideali di anarchico, sarebbero un po’ in contrasto con la fede cristiana che abbraccio, in una giornata che di primaverile non aveva alcun nulla, considerata  la pioggia torrenziale che mi ha accompagnato per tutto il viaggio, mi sono fermato in un’area di servizio per consumare l’ennesimo caffè; dietro l’autogrill c’era un bellissimo prato verde nel quale erano sbocciate le primissime margherite. È ovvio che questi contesti, la solitudine del viaggio, la giornata uggiosa, tanto per mutuare un canto di Battisti, mi abbiano stimolato verso la riflessione sul senso e sui perché, in questa terra di Sicilia e nella mia Enna, dove vivo e di cui, pertanto, non posso fare a meno di parlare, sussistano , ancora forti,  l’omertà, l’egoismo e il tornaconto personale, dei quali, molti politici, non tutti, fortunatamente, approfittano a loro volta, per dissetare la loro sete di potere e di danari. E mi sono venuti in mente, more solito, alcuni uomini che ho conosciuto, quando ho frequentato per qualche mese il movimento “Crociata dal Vangelo” del compianto padre Rivilli; qui conobbi e mi confessai con lui, il Beato don Pino Puglisi, giustiziato da un killer di “Cosa nostra , il 15 settembre del ’93, quando la mafia, volle dire, con quel barbaro assassinio, “Wojtyła” fatti i cazzi tuoi che la Sicilia ce la gestiamo noi”; difatti appena  qualche mese prima (maggio) , San Giovanni Paolo in quel della Valle dei templi, aveva tuonato, e non metaforicamente, ma con la sua forte voce, la condanna dei mafiosi, almeno per la Giustizia Divina, visto che quella umana, a volte ci prova a metterne qualcuno fuori dal 41 bis. E io quel giorno, ad Agrigento, c’ero. E ammirando il giallo forte di quelle margherite, ho pensato :”Quando, questa mia terra, quando questa mia città, metterà da parte i politici collusi con la mafia e la massoneria di cui molti ennesi, molti siciliani onesti, parlano e sparlano na che questa società, questa giustizia lenta , non vuole far nulla per debellarli?  E come non pensare a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e a tutti i Carabinieri e Poliziotti trucidati, i quali, oltre a fare bene il loro lavoro,  credevano in una società senza la mafia, senza le contiguità con essa. Nella recente campagna elettorale, a parte Cjaudio Fava, nessuno dei candidati, ha parlato di cotanta  malapianta che andrebbe estirpata; del clientelismo e della corruzione.  Di sera ho veduto Luca  Zingaretti ne “Il giudice meschino” e non ho potuto ancora fare a meno di pensare… già, pensare; ormai a noi siciliani non rimane che pensare… E la primavera, quella metaforica, che non vuol venire, aiuta a pensare, alla giornata della sindrome di Down, alla scarsa considerazione che essi hanno in questa nostra società, dove tutt’oggi vigono decreti assessoriali che aggradiscono l’indennità di accompagnamento dei disabili stessi, , ospiti delle case d’accoglienza. Ho portato all’attenzione di diversi politici questo problema, senza essere ascoltato; forse perché i disabili sono pochi e portano pochi voti…E poi ho pensato che era anche la giornata mondiale della poesia, a Montale, Quasimodo, Ungaretti…uomini che credevano in qualcosa e noi, che purtroppo, abbiamo altri modelli, che si reggono sull’opulenza  e sui falsi moralismi delle cagate di cane lasciate per le strade, abbiamo confinato in un cantuccio. Ma come cantava Tenco, crediamoci al cambiamento e “Vedrai che un bel giorno cambierà”.