di Cetty D’Angelo

Dopo la caduta di Kabul sotto il controllo dei talebani l’emancipazione delle donne afghane potrebbe fare un salto indietro di venti anni. Dal 1996 al 2001 durante il Regime islamico, infatti, le condizioni imposte alle donne erano durissime, tanto da calpestare i loro diritti fondamentali, e comprendevano: l’obbligo del burqa, divieto di uscire in luoghi pubblici senza un accompagnatore  uomo, l’esclusione dall’istruzione, dal lavoro o qualsiasi incarico pubblico, divieto addirittura di ridere o far udire i propri passi per strada, pene di lapidazione per aver commesso adulterio. La Costituzione del 2004, subentrata a seguito dell’arrivo degli Usa in territorio afghano dopo l’attentato alle torri gemelle del 2001, ha conferito alle donne maggiori diritti, migliorato la loro posizione sociale e reso illegale la lapidazione.
Le donne hanno avuto accesso all’istruzione e agli incarichi pubblici e la loro aspettativa di vita si è allungata. Nonostante tali leggi, la condizione delle donne ha conosciuto una evoluzione solo nelle zone cittadine e non in quelle rurali, più tradizionaliste, presso cui non ha subìto un sostanziale miglioramento. La Costituzione era, comunque, una garanzia formale per i loro diritti, ma adesso, con la creazione del nuovo Emirato Islamico, vi è la possibilità che le nuove leggi possano imporre le condizioni precedenti al 2001. Negli ultimi giorni i leader talebani, a seguito delle fortissime pressioni dei media internazionali, preoccupati per il destino delle donne afghane,  e dei disordini interni, quali manifestazioni contro il regime e tentativi di fuga di massa dal Paese, hanno annunciato più volte pubblicamente che intendono garantire i diritti alle donne, promettendo una svolta moderata. In realtà, nonostante tali dichiarazioni, le notizie che ci giungono dal Paese ci mostrano una realtà diversa: sembra che molte donne siano state costrette ad abbandonare le università e i luoghi di lavoro.
Shabnam Dawran, nota giornalista e presentatrice della tv di Stato afghana RTA, ha dichiarato pubblicamente di essere stata cacciata dal posto di lavoro, e sembra che siano scomparse dalle televisioni tutte le presentatrici donne. “Stanno girando per le strade, chiedono alle donne come si chiamano e che lavoro fanno. Ci uccideranno tutte. E se non lo faranno ci ributteranno sotto i burqa che è un po’ come morire lentamente”, dice una giornalista afghana di 26 anni. Alla domanda se ritenesse possibile una svolta moderata dei talebani una ragazza afghana ha risposto:  “No, hanno appena cominciato. Vogliono rassicurare voi, assicurarsi di essere accettati da voi, e dall’opinione pubblica. Sono certa che appena si sentiranno sicuri di questo, cambierà tutto”. Intanto il 17 agosto un gruppo di donne afghane ha coraggiosamente manifestato a Kabul contro il regime talebano, reclamando i propri diritti.
(Nella foto, il C130J dell’Aeronautica Militare decollato dal Kuwait che ha riportato in Italia 85 ex collaboratori afghani del nostro esercito, con i loro familiari)