di Paola Saija

A ottant’anni dalla morte del Vice Brigadiere Giovanni Calabrò, Medaglia d’Oro al Valor Militare Nato a Castelmola (ME), l’11 gennaio 1906 e morto sul fronte slavo a Kvasica Crnomelj il 22 settembre 1942.

I carabinieri della Compagnia di Nicosia, a cui è intitolata la Caserma che ospita il comando, hanno ricordato l’eroe tragicamente morto nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Il 6 gennaio 1926 si era arruolato nell’Arma e, promosso carabiniere.  Prestò servizio nel capoluogo siciliano e a Naro (AG) fino al 12 marzo 1930, data in cui venne trasferito alla Legione di Padova. Il 5 luglio 1933, venne trasferito alla Legione di Milano e posto in congedo il 5 gennaio 1935 per termine della ferma. Tornato civile, decise di rimanere nel capoluogo lombardo,  riuscì a conseguire il diploma di perito commerciale e trovò lavoro come contabile in una ditta. Venne richiamato in servizio, quando la guerra era ormai alle porte, il 10 maggio 1939. Frequentò un corso di abilitazione, presso la Legione di Milano, per il conseguimento della nomina a vicebrigadiere in caso di mobilitazione. Destinato all’85ª sezione motorizzata, con cui prese parte alle operazioni di guerra sul fronte francese. Dopo un breve periodo in forza alla stazione di Lissone (MB), venne assegnato al XIV battaglione operante sul fronte sloveno.

Il 22 settembre 1942  il vicebrigadiere Calabrò, con i carabinieri Carlo Sanguini, Pietro Voltolina e Pasquale Trotta, dovevano fare rientro alla propria stazione di Vinika, nel sud della Slovenia, al confine con la Croazia, nel territorio della sezione di Crnomrlj, dopo una missione e per raggiungere la destinazione, il gruppo di Carabinieri, si aggregò ad una compagnia della divisione “Messina”.

Oltrepassato il villaggio di Kvasica, l’autocolonna fu violentemente attaccata da un migliaio di ribelli e nonostante la tenace reazione, furono sopraffatti. Nell’ultima disperata resistenza si consumò l’episodio di eroismo del vicebrigadiere Calabrò. Il sottufficiale pur essendo gravemente ferito, riuscì ad assumere il comando di uno gruppo di superstiti. Nella speranza di resistere sino all’arrivo dei rinforzi. Il sottufficiale tentò di impadronirsi di una mitragliatrice rimasta su un autocarro e ordinò ai compagni di salire sul mezzo e con il proprio corpo fece loro da appoggio per la salita, continuando a sparare sui nemici che avanzavano. Dopo i ripetuti lanci di bombe a mano, il vicebrigadiere perse la vita. I suoi furono riportati in Patria nel 1962 e attualmente si trovano nel cimitero di Giardini Naxos.

Il 7 gennaio 1948 veniva insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Questa la motivazione: “Aggregatosi, per raggiungere la sua sede di servizio, ad un’autocolonna che veniva attaccata da preponderanti forze nemiche, dava prova di indomito valore. In fase assai critica, benché gravemente ferito, assunto il comando di pochi valorosi superstiti, persisteva in impari lotta a colpi di bombe a mano. Per favorire il ricupero di una mitragliatrice rimasta su un autocarro in fiamme, faceva utilizzare da due compagni il suo corpo ormai straziato dando loro punto di appoggio per salire celermente sull’automezzo. In tale atteggiamento veniva colpito mortalmente. Esempio luminoso di assoluta dedizione al dovere”.