di Paolo Di Marco

Nella corsa verso le primarie nazionali del Pd sarebbe in vantaggio Elly Schlein con un abbondante 45%,  secondo Stefano Bonaccini con circa il 44% dei voti. Terza posizione per Gianni Cuperlo che segna l’8,5% e infine quarta Paola De Micheli con solo il 2 %. Sono primi dati da prendere con le pinze ed estremamente parziali espressi da pochi circoli che hanno già votato fra Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Friuli, Toscana e Liguria. Il dato, comunque, sebbene eccessivamente parziale è pur sempre indicativo. Il grosso degli iscritti voterà entro domenica 12 febbraio e qualcuno pure il giorno dopo, lunedì 13 febbraio. Solo allora si potrà capire con certezza chi  saranno i due candidati che si contenderanno, domenica 26 febbraio, la poltrona di segretario nazionale del Pd. Da sottolineare poi una differenza tra le due votazioni. Nella prima, entro il 12 febbraio, votano solo gli iscritti ai circoli, nella seconda, le primarie del 26, sono abilitati a partecipare iscritti e simpatizzanti. In provincia di Enna l’attenzione è rivolta a domenica, primo step, che porterà alle primarie con i più alti esponenti di partito che si sono più o meno schierati apertamente.

La neo parlamentare nazionale Stefania Marino appoggia la candidatura di Elly Schlein che rappresenta la sinistra del partito; il neodeputato regionale Fabio Venezia avrebbe invece preso posizione per Stefano Bonaccini; l’ex senatore Mirello Crisafulli sosterrebbe Paola De Micheli. Nessuno invece si è apertamente schierato pro Gianni Cuperlo. Per un apporto su quest’ultimo stanno discutendo i giovani del Pd. La posizione del mondo giovanile la spiega bene il consigliere comunale Marco Greco: “Al nostro interno la discussione è in fase avanzata. Sosteniamo e sosterremo le posizioni di chi sta a sinistra. Il dialogo è tutt’ora in corso.” La scelta di campo però è stata fatta con la barra tutta a sinistra: “Ecco perchè – conclude Greco – fin d’ora possiamo escludere un sostegno per Bonaccini o De Micheli”. Ergo, l’appoggio dei giovani andrà a Cuperlo o alla Schlein. Pare di capire più alla seconda che al primo. Quelle di domenica 26 febbraio saranno primarie fondamentali per il Pd con l’elezione del segretario nazionale che dovrà tentare di archiviare la netta sconfitta, politica ed elettorale, del 2022. Una remuntada che, però, è iniziata male e che non coinvolge più di tanto iscritti e dirigenti. Prima scelta che è stata digerita poco e male riguarda la territorialità espressa dai candidati. Su quattro, tre sono emiliani e uno lombardo. Non è stata data una risposta compiuta alla richiesta di più identità e la conta per l’elezione di un nuovo segretario non è partita dal basso, come avrebbe dovuto essere. La piramide non è stata scalata con i congressi di circoli, provinciale, regionale e infine primarie. Invece, solo l’elezione per il nuovo segretario. Insomma un rinnovamento verticistico e basta. Una soluzione che, ad esempio, ha lasciato basiti i numerosi piddini ennesi. Tanto è vero che nel dicembre scorso il segretario provinciale di Enna Vittorio Di Gangi si dimise proprio per agevolare la fase congressuale del partito. Quella che invece non è stata celebrata. Una mancanza che ha intiepidito le prossime primarie nazionali: “Mi sono dimesso – dice Di Gangi – perchè convinto di aiutare l’organizzazione di una fase congressuale che partisse dal basso per arrivare via via fino al vertice. E invece niente. Il naturale percorso congressuale avrebbe di certo animato questo momento e avrebbe ridato energia all’intero partito.” Fra due settimane il popolo del Pd è chiamato alle urne ma il richiamo è blando e poco sentito.