“Lo Stato non ha aperto il portafoglio a sostegno delle imprese, vuole semplicemente garantire sull’accensione di un prestito”. A pensarla così è Salvatore Puglisi, coordinatore Rete Imprese Sicilia, che sottolinea con la matita blu tale decisione del governo nazionale preparata per sostenere l’imprenditoria privata nell’inizio della fase di uscita dall’emergenza Coronavirus.
“Lo Stato incarica le banche di erogare prestiti di 25 mila euro senza garanzia. Questo vuol dire che nel caso in cui l’imprenditore non potrà rientrare dal debito sarà lo Stato a pagare. Ma solo in quel caso. Per quest’opera di garanzia ha preventivato una spesa di 200 miliardi di euro. Altri 200 miliardi servono invece per garantire, una seconda tipologia di prestiti, quelli indirizzati alle partite più grosse che si rivolgono verso l’internalizzazione”.
Complessivamente 400 miliardi di euro, quando il gettito fiscale annuo si aggirerebbe intorno ai 500 miliardi di euro. Insomma il governo vara una formula copiando sistemi già ben collaudati, i Consorzi Fidi. Chi accede al prestito deve rimborsare alle banche solo il capitale, 25.000,00 euro in 6 anni. “Anche su questo fronte però non c’è nulla di certo. Pare che la restituzione del capitale potrebbe essere gravata di un 2%. Per essere sicuri bisognerà attendere ancora qualche altro giorno”.
Puglisi non è per nulla soddisfatto della misura. “Prima di tutto non riesco a digerire la mistificazione nella comunicazione. È stato annunciato come una rimessa di liquidità dello Stato e invece non lo è. C’è poi da vedere se effettivamente è un prestito a costo zero o meno”. Il governo nazionale garantisce, e quindi non mette sul tavolo, 400 miliardi di euro che invece saranno anticipati dal sistema bancario. E siccome il rimborso è previsto in 6 anni la vera cifra che garantisce lo Stato è circa 66,7 miliardi di euro l’anno. Considerato poi che il grosso degli imprenditori pagherà il governo potrà scucire ancora meno.
Insomma, approntando una garanzia di 400 miliardi di euro all’imprenditoria italiana, pagabili in 6 anni, lo Stato intende riavviare la macchina economica che per il 2020 risulterà sicuramente più che inceppata. “A questo punto l’esecutivo nazionale avrebbe potuto pensare a qualcosa di più rilevante per dare più respiro, come un prestito di 50.000,00 euro rimborsabili in 10 anni”. Una soluzione che nella sua completezza piace poco al coordinatore di Rete Imprese Italia che non sa spiegarsi sul tema “il silenzio delle associazioni di categoria. Sui vuoti e sui silenzi – conclude Puglisi – nascono movimenti spontanei come le Partite Iva che tentano di porsi a baluardo della piccola imprenditoria”. A leggere fra le riga il prestito di 25.000,00 ha il sapore di un aiuto al consumo quotidiano per il piccolo mondo privato, con la speranza, nel mentre che l’economia si riassesti.

Paolo Di Marco

Su richiesta del presidente dell’Associazione Unimpresa Michele Turrisi si è provveduto a editare nuovamente l’immagine in evidenza di questo pezzo, poichè l’associazione stessa precisa che il sig. Puglisi “da tempo non fa più parte dell’associazione datoriale Unimpresa e non può in nessun modo utilizzare il logo o immagini riconducibili ad Unimpresa”. Per dovere di cronaca si fa presente che l’immagine in questione non è stata fornita dal sig. Puglisi ma figurava nell’archivio della nostra testata. Dell’errore ci scusiamo con gli interessati.
F.to Josè Trovato – direttore responsabile EnnaOra