La pandemia da Covid 19 sta determinando in tutti settori cambiamenti epocali. Abbiamo posto la nostra attenzione, questa volta, alle connessioni tra la predisposizione verso la Criminalità e il Coronavirus. Le restrizioni, infatti, così come abbiamo potuto verificare empiricamente e come confermato nelle righe che seguiranno, inducono verso un aumento dell’aggressività, non soltanto da parte di coloro i quali sono predisposti ma anche da parte delle persone che non soffrirebbero di alcune patologie psichiatriche. Andando in auto, in giro per la città, abbiamo pertanto notato che molte persone sono più facilmente irascibili ed inclini al litigio, per motivi futili. Di quanto anzidetto e di altro abbiamo parlato col noto psichiatra forense, nonché criminologo clinico, il dottor Salvatore Bruno, già Primario Coordinatore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Usl 18 – Sicilia.
Dottor Bruno, cosa potrebbe dirci sul rapporto crimine e patologia Covid, nonché sulla propensione della gente verso il compimento di atti criminali più o meno dettati dall’impulso, quindi non premeditati? “Senza nessuna pretesa di esaustività si può affermare che vi sono due aspetti legati alla pandemia da Covid-19 i quali possono determinare manifestazioni di interesse psicopatologico, ovviamente non obbligatoriamente e non per tutti gli individui, in quanto il loro manifestarsi dipende strettamente dalla struttura personologica del soggetto, dalla sua capacità di controllo emozionale e comportamentale, dalla sua capacità di elaborare strategie difensive adeguate, in altre parole dal suo grado di resilienza. Esistono crimini dettati dalla congiuntura, mi permetta di precisare, quindi commessi a causa della speculazione venutasi a creare in seguito ai bisogni (variati) creatasi, da quando è insorta l’emergenza e mi riferisco all’aumento esagerato del prezzo delle mascherine, dei disinfettanti e di tutto il materiale sanitario legato alla prevenzione e cura del Covid 19. Sono questi, atteggiamenti, ovviamente criminali che vanno indagati oltre che perseguiti dalle Autorità preposte. Sono invece diminuiti, in coincidenza della diffusione della pandemia, i fenomeni di microcriminalità quali rapine, scippi, furti in appartamento etc. ma sono contemporaneamente aumentati i reati di spaccio e consumo di stupefacenti, quest’ultimo dettato senz’altro dall’aumentata esigenza dello “sballo” per ovviare a problematiche ansioso/anticipatorie dovute all’incertezza del futuro; va aggiunto, che è aumentata la richiesta di psicofarmaci. Ci sono state, inoltre, ripercussioni legate a determinate conseguenze, prima di tutto l’isolamento. C’è stato un sensibile calo delle chiamate per Stalking. Evidentemente gli stalker si sono calmati. Sono invece aumentate le aggressioni, quindi la violenza domestica e ciò, in molti casi potrebbe essere dovuto alle psicopatologie scaturenti dalla convivenza forzata che si sarebbero slatentizzate. Lo stato di rabbia cronica, unito a sentimenti soggettivi di impotenza, è un ben noto fattore criminogenetico, in quanto, con grande frequenza, può dar luogo ad esplosioni di violenza scatenate da futili motivi. Fatti di violenza domestica vengono già segnalati ampiamente dalla cronaca, anche se è ancora presto per qualunque inferenza di ordine statistico e molti studiosi prevedono un aumento delle separazioni coniugali a fase pandemica conclusa”.
Abbiamo assistito ad una iniziale rivolta dei detenuti nelle carceri nonché ad una iniziale elasticità nei confronti dei soggetti collocati alla carcerazione del 41/bis. A tal proposito cosa ne pensa e cosa pensa in generale della provvisoria ed emergenziale restrizione domiciliare di anzidetti soggetti? Le carceri italiane, purtroppo, non sono caratterizzate dall’applicazione di rigorose misure d’igiene, non foss’altro perché le celle sono sovraffollate e spetta alla discrezione dei detenuti la pulizia delle medesime. Ciò determina una maggiore probabilità di contrarre, non soltanto il Covid ma anche altre forme virali, pertanto sarebbe opportuno, in questa fase di diffusione del contagio collocare proporzionalmente, in maniera tale da distanziarli, alcuni detenuti, in regime di carcerazione domiciliare”.
Come viene vissuta dai detenuti, per quanto riguarda il loro approccio responsabile verso la prevenzione del contagio, l’emergenza della Pandemia? “Il 40% dei detenuti, in Italia, sono extracomunitari e molti di loro non sono educati all’igiene personale, quindi il lavoro degli addetti, è reso più difficile. Deve considerare, inoltre, che il 30 % dei detenuti presenta disturbi di personalità importanti, per cui, molti di loro non sono inclini verso la collaboratività ed imperniano il loro comportamento in senso di sfida verso tutto quanto è regolamentato”.
La restrizione aumenta l’aggressività, quindi la tendenza alla delinquenzialità patologica? “Si, senz’altro e vi sono studi che lo dimostrano”.

Mario Antonio Pagaria