di Cetty D’Angelo

Le ripercussioni dell’emergenza Covid sulla salute mentale sono stati evidenziati a livello internazionale da un importante articolo pubblicato sulla rivista “Lancet Psychiatry” da un gruppo di 42 esperti mondiali, i quali hanno sottolineato come diversi fattori legati alla pandemia potranno provocare l’aumento dei disturbi psicologici sul breve e lungo periodo. Gli studiosi sostengono la possibilità di un aumento dei disturbi d’ansia e i disturbi depressivi a seguito dell’emergenza Covid e ciò potrà avvenire anche a mesi di distanza dalla fine dell’emergenza. Diverse ricerche condotte durante altre epidemie, quali Ebola e Sars hanno dimostrato come il disturbo post- traumatico da stress e la depressione potranno protrarsi fino a diversi mesi dopo la fine delle emergenze.  A sostegno di tali previsioni l’articolo pubblicato su “Lancet” ricorda come, secondo le statistiche, l’epidemia di SARS del 2003 sia stata associata ad un aumento del suicidio del 30% nelle persone dai 65 anni, mentre circa il 50% dei pazienti guariti ha continuato a soffrire d’ansia e il 29% degli operatori socio-sanitari ha manifestato disagio emotivo.
Alcune conferme di quanto sostenuto dagli studiosi si possono ricavare da alcuni studi condotti in Cina nelle precedenti settimane. Un sondaggio condotto su 1.210 persone ha evidenziato dei tassi di ansia e depressione piuttosto elevati (del 30% e del 17%), mentre il 35% di 50.000 persone, intervistate in un’inchiesta nazionale, ha riferito sintomi di sofferenza correlati a trauma.
Un altro studio, condotto sempre in Cina da Li e collaboratori ha analizzato, grazie a degli algoritmi, i contenuti dei post di un noto social media cinese e si è rilevato un aumento sostanziale di contenuti “negativi”, tra cui ansia, depressione, percezione di pericolo e una diminuzione dei contenuti positivi sulla vita in generale.
Uno studio non ancora pubblicato di Wu e collaboratori ha invece segnalato un aumento di sintomi depressivi in donne al terzo trimestre di gravidanza.
Per quanto riguarda il personale sanitario, uno studio di Huang e collaboratori ha preso in esame la salute mentale dello staff medico in relazione all’ansia: circa il 23% del personale medico ha dichiarato di aver esperito sintomi ansiosi, con una prevalenza delle donne. Sembra inoltre che il personale infermieristico abbia riportato maggiori sintomi rispetto al personale medico. Il dato più rilevante sembra però quello riguardante i sintomi da stress post traumatico: il personale sanitario riporta sintomi fra cui insonnia, incubi, ipervigilanza e immagini negative ricorrenti.
Uno studio di tale genere è stato condotto anche in Italia. La ricerca, pubblicata sulla rivista medRvix il 14 aprile, è stata portata avanti dall’Università dell’Aquila. È emerso che su 18000 persone il 37% degli intervistati presenta sintomi da stress post traumatico, il 17% sintomi depressivi, il 20% ansia severa, il 7% insonnia e il 21% stress. I dati non sono rappresentativi della popolazione italiana ed hanno tutti i limiti di uno studio basato su un questionario online, ma rappresentano una prima conferma di quanto pronosticano gli esperti internazionali ed italiani.
Un fenomeno di cui si parla ultimamente è la cosiddetta “sindrome della capanna”, che è stata riscontata in diversi soggetti sul finire della quarantena. Si tratta di una difficoltà ad uscire di casa anche dopo la fine del lock-down. Il fenomeno è stato riscontato anche nei paesi nordici, in cui dopo la fine del lungo periodo invernale le persone sono restie ad uscire di casa. Il fenomeno si spiega come una paura di ritornare a vivere, che andrebbe analizzata caso per caso, ma che può essere momentanea o più grave e duratura.