“Portarsi dietro un’intera biblioteca è una gran comodità” ha detto un Maestro riguardo agli e-book, i testi elettronici che possiamo leggere e raccogliere, a centinaia, in un comune dispositivo digitale. D’altra parte però sfogliare le pagine di carta di un volume, maneggiarlo e perfino sentirne l’odore è per tanti un’esperienza irrinunciabile.
Resta il fatto che, diciamo genericamente, per la lettura ora c’è questa diversa possibilità espositiva, così come nel tempo lo è stato per la rappresentazione e lo spettacolo. Se si escludono alcuni secoli infatti, il teatro nelle sue varie forme ha cambiato i suoi spazi scenici ma è sempre stato presente nella nostra cultura. Nel periodo barocco, per esempio, ha assunto una tipologia architettonica che persiste tuttora e che, a nostro vanto, è detta all’italiana. Essa rispondeva a nuove esigenze dello spettacolo ma anche ad una fondamentale innovazione tecnologica: la prospettiva!
Grazie ad uno specifico e sapiente utilizzo delle ‘quinte’ la scenografia teatrale fece propria quella che fu la più importante innovazione tecnica nella rappresentazione dell’immagine così come s’era già sviluppata nella pittura. Ciò comportò anche una diversa disposizione del pubblico e un nuovo modo di guardare la scena, distribuendo gli spettatori in palchi secondo una linea ‘a ferro di cavallo’ che ne consentiva la migliore visione. Naturalmente si convenne di farlo seguendo precisi ordini sociali così da evidenziare, com’era d’uso, titoli e privilegi degli utenti. L’arte che sortì da quello ‘spazio scenico’ mutò la stessa essenza drammaturgica, assumendo quanto di meglio s’era fin lì prodotto (specialmente fra il ‘5/600) e fissandone i canoni anche per l’avvenire, che vivono tuttora dal confronto con essi, seguendone i criteri o rivoluzionandoli, ma che persistendo continuano a sviluppare la medesima cultura.
Con l’invenzione del motore a scoppio, invece, quella che fino a un certo punto era stata fra le più grandi industrie al mondo, cioè quella intorno al traino animale come le carrozze, i gioghi ed i finimenti, entrò in crisi fin quasi a scomparire, insieme all’enorme cultura che la sosteneva. Ne restano solo alcuni aspetti di nicchia alquanto marginali.
Ormai giornali e riviste cartacee sono prossimi alla scomparsa e anche l’editoria libraria è sull’orlo del fallimento. Tutta l’industria tradizionale fondata sulla lettura, surclassata dalle innovazioni tecnologiche, è al collasso. È ancora difficile capire esattamente cosa ne resterà, cosa sarà di quegli aspetti culturali che per secoli l’hanno sostenuta. Se cioè, ad esempio, accadrà quel che avvenne al sorgere della stampa, che soppresse l’attività amanuense riducendo peraltro moltissimo la competenza mnemotecnica o come la carta soppiantò papiri e pergamene. Ovvero quali ‘parti’ della cultura che ruota attorno alla lettura sopravvivranno e quali ne emergeranno è tutto da vedere. Insomma la lettura andrà a cavallo o a teatro?