Riceviamo e pubblichiamo con piacere la lettera aperta di Paolo Valguarnera, siciliano, ennese, che vive al nord. Un siciliano che ama la sua Terra d’origine e che racconta la sua storia; a cui EnnaOra formula i più sinceri auguri di salute e serenità in vista delle imminenti festività pasquali.
Mi definisco un siciliano “risolto”, amo la mia terra ma non sono un nostalgico. Da dieci anni vivo lontano dalla Sicilia, la guardo con amore, un amore puro come può esserlo solo un amore senza rancore. Qualche volta la mia terra mi fa provare sentimenti contrastanti, un misto di amore e rabbia, come quando ho fatto la prima dose di vaccino. L’appuntamento mi viene fissato alla Columbus una struttura facente parte del Gemelli ma leggermente distaccata, arrivato circa un’ora prima dell’appuntamento all’ingresso trovo una persona giovane, addetto all’accoglienza che mi fa accomodare immediatamente.
Cosi dopo 10 minuti mi trovo davanti una dottoressa per l’anamnesi , sicuramente non ancora trentenne che appena legge il mio luogo di nascita, esclama “ah Enna?” – “Sì”, e lei mi dice essere di Salemi (Sicilia) finita questa fase la dottoressa mi accompagna in un’altra stanza dove trovo l’infermiera pronta a farmi il vaccino, sentendola parlare sento un accento a me familiare e chiedo la sua provenienza… Acireale.
Ormai sono mesi che frequento strutture sanitarie, e di giovani medici, infermieri e tecnici che provengono dal sud ne ho conosciuti tantissimi, noto con piacere che sono gentili e soprattutto professionali ma la cosa che più mi fa piacere è che sono privi di quel provincialismo che spesso ho notato nella mia non più giovane età in alcune città nelle quali ho vissuto. Avere un tumore è devastante anche per chi sta accanto al “tumorato” quindi credo che per noi e per chi ci assiste sia rassicurante affidarci a strutture con personale  qualificato o quantomeno che diano l’idea di esserlo.  
Se al sud ci sono giovani capaci e professionali, diamo loro fiducia creiamo grandi strutture, università, infrastrutture, magari non il ponte sullo stretto ma collegamenti più efficaci, facciamoli vivere e non sognare, loro sono capaci siamo noi adulti che spesso non vediamo oltre il nostro naso.
Ritornando al vaccino, devo dire che quando sono stato chiamato non ho avuto esitazione, ho risposto immediatamente di si, chiedendo se pure mia moglie dovesse farlo, mi è stato risposto che al momento si è pensato a vaccinare solo i fragili. Ora, a me sembra evidente che per proteggere una persona fragile oltre al vaccino bisogna garantire la salute anche di chi le sta accanto, anzi se io posso stare a casa in isolamento, chi mi sta accanto per ovvi motivi non può. Ma Draghi e Figliuolo (quelli che camminano sull’acqua) la pensano diversamente.  
Oggi più che mai le strutture sanitarie sono un insieme di fattori, politica, risorse umane, organizzazione, nord, sud, regioni, matematici, “dotti medici e sapienti”. Ed è proprio questa miscela di fattori che qualche volta rende difficile la vita al sud pur avendo eccellenze e buona volontà.
Paolo Valguarnera