di Salvo La Porta

Alfredo Cucco ricoprì diverse importanti cariche politiche; da deputato del Regno a sottosegretario della RSI e, infine, deputato nelle liste del M S I.
Strenuo oppositore della legge Merlin, lo si ricorda principalmente per essere stato un luminare dell’oftamolgia, allo studio della quale dedicò tutta la sua esistenza.
Fu proprio lo studio dell’ oculistica che, magistralmente coniugato all’attività politica, lo condusse (per avere l’occhio lungo) a due massime di vita, alle quali gli uomini di buon senso dovrebbero sempre ispirarsi, per non avere brutte sorprese.
La prima riguarda l’onnipotenza divina, la seconda i piaceri dell’amore profano.
Nino Buttafuoco, che gli fu amico e collega parlamentare, ci raccontava che esse campeggiavano in bella vista dietro la sua scrivania, orgogliosamente esibite ai visitatori questuanti.
Se il comico Grillo avesse avuto la ventura di visitare l’ambulatorio di Cucco, certamente non sarebbe inciampato nei grossolani errori di valutazione, nei quali è caduto, annaspando nella disperata ricerca di improbabili rialzate.
Cosa dicono queste massime? Ah, si. La prima recita,“una cosa è più grande dell’onnipotenza divina… l’ingratitudine umana!”
Davvero Grillo si era illuso, non dico di manipolare (non se ne sarebbe fatto scrupolo se gli fosse riuscito) ma di potere in qualche modo consigliare o, soltanto, fare conto sulla gratitudine di un ambizioso avvocato che, per grazia ricevuta, era stato catapultato a fare il capo del Governo e che adesso strilla e s’addanna per avere perso il giocattolo, al quale si era tanto affezionato?
Non mi ha mai incantato Grillo, neppure come comico. La sua comicità non mi ha fatto mai ridere. Anzi, il suo modo di porgere, la supponenza, con cui si approccia al pubblico, mi provocano da sempre una specie di allergia, che in taluni casi sfiora il ribrezzo.
Non mi piace il comico, né il politicante; non mi piace neppure il suo modo di fare il padre.
Non è una persona che inviterei volentieri a cena. Tuttavia, una certa tenerezza, che rasenta la pena, la provo.
Mi fa tenerezza quest’uomo, che brancola; che troppo tardi si accorge (se se ne accorge) che la mano che gli si offre in forma d’aiuto, alla fine gli darà l’ultima definitiva spinta, che lo rovinerà per sempre.
Magari avesse potuto visitare la stanza di Cucco! Sarebbe stato pronto a sopportare l’enormità del peso dell’ingratitudine di quelli che aveva ritenuto amici.
Per l’ avvocato d’ufficio, per tutti gli altri politicanti e comparse, che hanno infestato ed infestano il palcoscenico della politica italiana, nessuna considerazione e nessuna tenerezza. Solo pena.
Danno l’impressione di avere trascorso molto tempo a contemplare le massime di Cucco. Tanto tempo, da averne assimilato per bene la seconda… “comandare è meglio di fare l’amore”.
In fondo, gli è andata bene, molto bene.
(Nella foto  Alfredo Cucco in un congresso del MSI. Al tavolo della presidenza Ernesto De Marzio, Nino Occhipinti e il nostro Nino Buttafuoco).