di Paolo Di Marco

Enna scompare. I dati statistici parlano chiaro in città ci sono sempre meno residenti e quelli che ostinatamente continuano ad abitare sull’alto cocuzzolo sono sempre più anziani. In vent’anni sono circa 3 mila i residenti che sono venuti a mancare fra le vie cittadine. Un dato che dovrebbe allarmare ma considerando le iniziative prodotte non allarma. E non fa saltare sulla sedia neppure un altro dato che ancora più negativo. Dei 3 mila residenti in meno circa due terzi, quasi 2 mila, appartengono alle classi di età che vanno dai 20 ai 40 anni, cioè le età più produttive in tutti i sensi. A questi funesti dati se ne aggiungono altri due che confermano la tendenza non edificante. Le nascite diminuiscono e la popolazione residente invecchia. Dati che aprono le porte per un solo scenario la scomparsa prima della città e poi della provincia o viceversa. In ogni caso di scomparsa si tratta. E segnali ne arrivano e ne sono arrivati tanti negli ultimi decenni, ma chi ha diretto la baracca ha fatto orecchio da mercante illudendo gli ennesi con battaglie per non cancellare questo o quell’ufficio, questa o quella azienda. Battaglia persa in partenza perchè contro la logica che oggi regna sovrana: “Hai popolazione? Produci ricchezza? Se si, hai i servizi; se non produci e non conti residenti puoi chiudere”. A fronte di indirizzi tanto precisi il territorio ennese continua ad essere amministrato come un condominio dove non prevale il bene di comunità ma gli egoismi e le ripicche. E quindi nessun progetto o programma a largo respiro per contrastare la complessiva tendenza che non appartiene solo ad Enna ma che paga più intensamente perchè area interna. Solo eventi o iniziative isolate che negli anni, o forse anche nei mesi, successivi perdono la loro carica propulsiva proprio perchè non legati da una programmazione.

C’è bisogno di una visione e su questa scommettersi. Lo può e deve fare la classe dirigente, la classe politica. Iniziamo oggi questo percorso con la parlamentare nazionale di FdI Eliana Longi. Una premessa. Iniziamo con l’on. Longi solo per caso, senza aver fatto classifiche e senza guardare alle appartenenze. Domenica in una città deserta, come sempre, ci siamo visti e abbiamo fatto una chiacchierata.

“La crisi della città e della provincia – dice l’on. Longi – è strutturale e come tale va affrontata senza attendersi risultati immediati ma lavorando per il futuro.”

Onorevole da dove ripartire?

“Noi di FdI abbiamo le idee chiarissime e da tempo stiamo lavorando su un progetto. Abbiamo individuato cosa puntare, la centralità del territorio, e su chi puntare, i giovani.”

Ci spieghi di più.

“Siamo convinti che questo territorio possa ritrovare smalto e appetibilità valorizzando ciò che fino ad oggi è stata intesa come una negatività. Siamo zona interna e quindi meno sviluppata ma se questa condizione la uniamo alla centralità può diventare un fattore trainante. I settori su cui puntare sono Sport e Turismo con particolare attenzione al turismo congressuale. Dopo che l’impulso è partito tutti i settori produttivi se ne avvantaggeranno.”

In pratica come fare?

“La classe dirigente ha l’onere di creare le condizioni e poi il privato si deve inserire dentro la programmazione con il gusto di scommettersi. Per fare questo dobbiamo preparare culturalmente gli ennesi ad uscire da una mentalità che ha prodotto solo desiderio del posto fisso e pubblico.”

Ha detto che a questo progetto lavorate da tempo?

“Si la nostra associazione “Enna tricolore” negli anni scorsi ha varato un progetto “Cosa farò da grande?” rivolto ai bambini della scuola elementare. In pratica vogliamo che gli alunni possono visitare i laboratori, i luoghi di lavoro per toccare con mano questo mondo. Vogliamo fornire un sogno al bambino, creare materia fertile per il mondo occupazionale di domani.”

E per l’immediato?

“Riteniamo che la valorizzazione della centralità del territorio possa dare ottimi risultati in questo senso anche nel breve periodo.”

Come partito avete anche un’idea ben precisa sulla formazione professionale?

“Certamente. Ad esempio FdI intende modificare di netto i percorsi formativi degli Istituti professionali oggi legati a visioni standar e fuori mercato. Noi vogliamo legarli alla domanda del mondo del lavoro. Ci sono fortissime richieste di personale nel settore moda, nell’artigianato, falegnami, fabbri, idraulici sono richiestissimi ma non ci sono né professionalità da spendere e purtroppo neppure disponibilità dei nostri giovani.”