di Josè Trovato

LEONFORTE. Più che una notizia è un cumulo di parole sussurrate, pronunciate con un misto tra paura e anche (chi può dirlo?) quella cattiveria tipica di tanta gente, che tende ad ingigantire le situazioni e trasformarle un po’, di bocca in bocca, in qualcosa che non c’entra nulla con la versione originale. E così si passa facilmente dalla normale dialettica, dal chiacchiericcio, dalla fantasia, a una notizia di reato. Sta di fatto che da giorni, a Leonforte, si fa un gran parlare dei lavoratori di una impresa (non sta a noi, qui, riferire se essa operi nel commercio o nell’agricoltura, nell’artigianato o nell’industria) che sarebbero stati indotti a “non candidarsi e non sostenere nessun candidato alle prossime elezioni amministrative”.

Se fosse vero, inutile dirlo, sarebbe gravissimo, perché pesterebbe nel torbido e sarebbe un tentativo di condizionare, di inquinare, le imminenti elezioni amministrative per l’elezione del sindaco e dei consiglieri comunali. Gli spifferi di cui sopra non parlano di nessun candidato a sindaco, ma di un candidato al consiglio comunale che sarebbe sostenuto con mezzi poco leciti e palesemente illegali dal capo di un’azienda. Che poi sia imprenditore, impresario, direttore, gestore o altro, come detto, qui non si può dire. E che tutta questa storia sia vera o no, aggiungo, non è dato di saperlo.

A quanto pare comunque tutti coloro che lavorano con lui o per lui (e relative famiglie, il che rende questa vicenda quasi surreale, in un piccolo centro come Leonforte) sarebbero già stati precettati e il loro voto già “previsto” per un candidato, o una candidata, specifici. Ovviamente l’auspicio è che simili ricatti, una sorta di estorsione elettorale sotto minaccia di ritorsioni a lavoro, falliscano prima ancora del voto e a oltre un mese e mezzo dalle elezioni si fa ancora in tempo a tornare indietro e ritirare le minacce.

Per quanto ci riguarda, lo ripetiamo, non siamo certi che queste parole sussurrate costituiscano una reale denuncia o che non siano una grave calunnia – non ci stupirebbe nulla, la Sicilia è sempre Terra di gattopardi, iene e sciacalli – per cui ci limitiamo a riportarle quasi a scopo preventivo. Con un’avvertenza: EnnaOra e il suo direttore hanno scelto da sempre una linea della legalità e della collaborazione con le forze dell’ordine, per cui i contorni di questa vicenda, con tutte le cautele del caso a tutela dell’onore di persone che non saranno mai accusate ingiustamente di qualcosa che non hanno fatto (i sospetti sono leciti, le insinuazioni no), saranno adeguatamente segnalati alle autorità.