di Nunzia Villella

Psicologa-Psicoterapeuta

Dopo  ogni fatto di cronaca riguardante un femminicidio o uno stupro, sui social si scatenano delle reazioni che a mio avviso, rischiano di alimentare l’odio con altro odio, senza che nulla cambi. “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo…”  non so se sia adatta, ma mi viene in mente ogni volta che ci scateniamo con  giudizi e reazioni mossi solo  da Thanatos…

Noi esseri umani funzioniamo così: ci basta trovare un colpevole  senza chiederci il perché delle cose, forse troppo pigri per trovare una relazione tra gli eventi, relazione che solo la storia può aiutarci a svelare. Questo , a mio avviso, vale in tutte le analisi utili a comprendere per prevenire. Non sarebbe bene  chiederci perché le donne continuino ad essere i bersagli più colpiti?

Qual è  la reale condizione della donna oggi? Appartenendo alla categoria, ho l’impressione che  la tanto agognata parità sia stata raggiunta solo in apparenza. Schiacciate da costanti svalutazioni, dobbiamo  sempre dimostrare di meritarci ciò che all’altro sesso viene concesso con più facilità. L’elemento che  socialmente ci rende vincenti ha a che vedere con l’idea della “perfezione” (fisica, di competenza e caratteriale) che talvolta rasenta il delirio (soprattutto per ciò che riguarda l’aspetto fisico).

Per noi certe “giustificazioni” semplicemente non esistono. Le pressioni sono schiaccianti e la bellissima principessa rimane sempre un  tenero agnellino, inutile a dirsi, eternamente giovane e sessualmente appetibile. Le differenze più eclatanti sono visibili già nel modo di esprimerci, certi termini, al maschile,  neanche esistono! I  pregiudizi e le  differenze in ambito familiare, lavorativo, politico ecc..  continuano a portare avanti la scissione. Le  donne sono continuamente sminuite, spesso calunniate e al minimo scivolone, fatte a pezzi. A volte “solo” metaforicamente,  altre letteralmente.

Questo, sento di condividere di fronte alla campagna di odio giustificato dalla comune indignazione. Ma inconcludente, se non si scende nel profondo e se non saremo pronti a cambiare veramente a partire da una parità di genere che non ha nulla a che vedere con il successo di un corpo omologato o di una “libertà”  grottesca, che di fatto non ha portato a una reale emancipazione. Di fatto, oggetti eravamo e oggetti rischiamo di rimanere. Ma è un modello che inconsciamente portiamo avanti noi stessi se la donna ideale continua ad essere una bambola, la stessa bambola adorata in fase di idealizzazione e fatta a pezzi quando, alla caduta dell’ideale, arriva la temuta svalutazione…