di Paolo Di Marco

L’artigianato ennese verso la definitiva scomparsa? Sembrerebbero dire così gli impietosi numeri elaborati dal centro studi della Cgia di Mestre che ha recentemente analizzato la vita del comparto negli ultimi 11 anni, dal 2012 al 2023. In questo periodo in Italia sono andate perse ben 410.000 imprese pari al 22 % dell’intero settore. Scende il numero degli artigiani anche in Sicilia ma con una considerevole frenata rispetto il dato nazionale. Negli 11 anni a chiudere i battenti sono state 17.510 imprese pari al 18,7 %. In tutto il Mezzogiorno a dire basta sono state 82.372 aziende, 19,3 %. Se il dato siciliano e quello del Mezzogiorno preoccupa, ma meno del nazionale, in provincia di Enna invece i numeri sottoscrivono una moria di imprese davvero impressionante: meno 952, per un meno 23,9%. Insomma nell’Ennese anche la peggiore percentuale nazionale, meno 22%, non tiene e viene sforata abbondantemente, sintomo di una preoccupante debolezza imprenditoriale. Andando sul concreto e ipotizzando una media di due unità per ogni impresa artigiana, in Sicilia in 11 anni sono andati perduti oltre 34.000 posti di lavoro e quasi 2.000 in provincia di Enna. Un commento su questi dati arriva da Salvatore Puglisi che per decenni è stato direttore provinciale e regionale della Confartigianato. “Dati di sicuro sconfortanti – dice Puglisi – basti dire che le imprese attive in provincia nel 1975 erano ben 15.000”.

Perchè questo drastico crollo del numero degli artigiani?

“Il comparto è stato abbandonato dalla politica, che da un lato non ha avuto lungimiranza e dall’altro ha sprecato anche quello che di buono aveva prodotto in precedenza.”

A cosa si riferisce?

“Al complessivo cammino della politica regionale negli ultimi trent’anni. Vorrei fare un esempio.”

Prego.

“Fino al 2003 gli artigiani hanno potuto usufruire di un’ottima normativa sull’apprendistato. Legge che ha accompagnato la vita del comparto e che ha rigenerato le aziende. Poi nulla con lo spostamento delle somme ad altri settori.”

Non le pare riduttivo puntare il dito solo contro la politica?

“Ha ragione è sicuramente riduttivo ma serve per iniziare l’analisi. È certo che rispetto al comparto tante cose non hanno funzionato e tante sono state le attenzioni mancate. Oggi gli artigiani pagano queste assenze.”

Lei parla di mancanza di attenzioni. Quali per esempio?

“Ne cito una che assieme alla politica influenza tanto e riveste un ruolo principale nella penalizzazione complessiva dell’artigianato. Il sistema bancario siciliano porta sulla coscienza la chiusura dei battenti di migliaia e migliaia di botteghe. Un dato emblematico, il credito in Sicilia è sempre costato più che al Nord. Scelte – conclude Puglisi – che hanno pregiudicato e continuano a pregiudicare l’esistenza stessa delle aziende artigiane.”